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GLI EBREI DELL’ALBANIA

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Scoperta in archivi storici: in Albania tutti gli ebrei sono stati salvati durante la II Guerra Mondiale

Roberta Barazza

Il 1. Novembre 2007 è stata aperta a New York una mostra dedicata agli ebrei salvati dagli albanesi in Albania durante la II Guerra Mondiale: “Besa: A Code of Honor/Albanians who Rescued Jews during the Holocaust.”
Il fatto è poco noto perchè il regime stalinista comunista di Enver Hoxha, nei quasi 50 anni di dittatura successivi alla II Guerra Mondiale, ha tenuto nascosti questi e molti altri documenti, riapparsi poi nel 1990: a una delegazione americana recatasi in Albania sono stati mostrati gli archivi degli anni di dittatura di Hoxha. Joe Dioguardi, rappresentante del Congresso giunto a Tirana, mandò a Tel Aviv le testimonianze relative agli ebrei salvati e i documenti furono confermati e ritenuti autentici.

Ora anche l’Albania è stata aggiunta all’elenco dei ‘Giusti tra le Nazioni’, cioè quelle persone o enti che hanno salvato ebrei dall’Olocausto. Anzi l’Albania ha un primato eccezionale: è l’unico paese che può vantare di aver salvato tutti gli ebrei presenti nel suo territorio.
Prima della II Guerra Mondiale gli albanesi in Albania erano circa 200; alla fine della guerra erano oltre 2000.
Presenze ebree nel territorio albanese sono testimoniate fin dai tempi dei romani.
Perchè poterono salvarsi tutti gli ebrei in Albania? Per l’isolamento di cui godeva questo paese in un contesto europeo invece fortemente influenzato dall’ideologia fascista e nazista; ma soprattutto grazie alla cultura albanese – basata su un codice morale detto Kanu e in particolare su una sua parte detta Besa – che ritiene un dovere inderogabile difendere la vita umana di chiunque, anche a costo della propria incolumità.
Il codice Kanu, che per vari aspetti determina ancora la cultura albanese, prescrive una serie di regole di comportamento che, durante le successive invasioni straniere in Albania, hanno rappresentato l’identità stessa del popolo albanese. Essere albanese significava, prima ancora che abitare nel territorio albanese o obbedire al potere politico di quel territorio, rispettare il codice Kanu.
Nel corso della storia questo codice si è a volte contrapposto al potere che comandava in Albania. E nei casi di conflitto tra potere politico ufficiale e regole proposte dal Kanu, quest’ultimo veniva prima del rispetto di altre forme di potere.
Il codice Kanu ha anche aspetti ormai inaccettabili, come il delitto per onore o il dovere di vendicare anche con l’omicidio i torti subiti.
Ma un aspetto positivo e straordinario di questo codice è quello che ha portato alla salvezza di tutti gli ebrei che si sono rifugiati in Albania per salvarsi dall’Olocausto: il codice prevede l’obbligo di difendere la vita umana minacciata, chiunque sia in pericolo, albanese o straniero. Anzi il codice Kanu non riconosce la parola ‘straniero’: Esistono gli ‘ospiti’ ma non gli ‘stranieri’.
Durante la II Guerra Mondiale gli albanesi hanno nascosto gli ebrei nel loro territorio, sia per iniziativa privata, sia per scelta delle autorità che si sono rifiutate di consegnare agli italiani fascisti arrivati in Albania nel 1939, e ai tedeschi nazisti arrivati poi nel 1943, le liste con i nomi degli ebrei presenti nel territorio. Il pericolo di ritorsioni, specie durante l’occupazione nazista, era molto alto, ovviamente, ma cittadini albanesi e le autorità albanesi difesero gli ebrei totalmente, nascondendoli nelle case, procurando loro documenti falsi, travestendoli da contadini albanesi, spostandoli da un luogo all’altro per sfuggire alla morte.
Se si pensa che al di fuori dell’Albania, su circa 70.000 ebrei in pericolo solo il 10% hanno potuto sopravvivere all’Olocausto, la straordinaria importanza dell’Albania negli anni dell’Olocausto risulta ancora più evidente. Anche gli albanesi del Kosovo, del Montenegro e della Macedonia hanno contribuito alla salvezza di molti ebrei aiutandoli a rifugiarsi in Albania che era, appunto, durante la II Guerra Mondiale, il luogo più sicuro in Europa.

Bibliografia

-www.aacl.com (Albanian American Civic League)
-Harvey Sarner, Rescue in Albania. Reprinted by the Albanian American Foundation (Ossining, NY); originally published by Brunswick Press (1997)
-Leonard Fox, Introduction to The Code of Leke Dukagjini, translated by Fox from the Albanian text collected and arranged by Shtjefen Gjecov (New York: Gjonlekaj Publishing Company, 1989)

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