QUIRINALE: NAPOLITANO, STAZZEMA SIA MONITO A NON DIMENTICARE
(ANSA) – ROMA, 12 AGO – Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella ricorrenza del 64/o anniversario dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, in occasione del quale sarà ricordato anche l’incidente che 45 anni or sono costò la vita all’allora Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia, Roberto Crema, ha inviato al Sindaco del Comune di Stazzema, ing. Michele Silicani, un messaggio in cui rivolge ai superstiti della strage di Stazzema, ai superstiti della strage di Marzabotto, che celebrano il gemellaggio, e a tutti i convenuti alla manifestazione il suo partecipe saluto: "La commemorazione di vittime inermi della barbarie nazifascista deve essere di monito – scrive Napolitano – a non dimenticare gli orrori della guerra e dell’odio tra i popoli e vale a spronare, anzitutto i giovani, a promuovere i valori della Pace e della dignità della persona attraverso il dialogo, la tolleranza e la coesione sociale". "L’impegno con il quale la vostra comunità contribuisce a mantenere vivo il ricordo dei Martiri di Stazzema conferma – conclude il messaggio – che i valori che animarono le scelte dei tanti, che si sono impegnati nelle fila della resistenza per restituire all’Italia libertà ed istituzioni democratiche, costituiscono ancora oggi le fondamenta condivise della nostra Democrazia".
FINI: SU STRAGE NAZISTA STAZZEMA C’E IL DOVERE DELLA MEMORIA
"In occasione del 64°anniversario della strage nazista di S. Anna di Stazzema desidero rivolgere il mio più fervido saluto a quanti oggi partecipano alla commemorazione di quella pagina tragica della nostra storia ed in particolare ai superstiti presenti ed ai familiari delle vittime". E’ quanto scrive Gianfranco Fini in un messaggio al sindaco di Stazzema, Michele Silicani. "La brutalità e la fredda predeterminazione – aggiunge il presidente della Camera – con cui le SS compirono tale eccidio, costato la vita a 560 innocenti (tra cui tanti bambini e donne), rappresentano ancora oggi una ferita dolorosa e dimostrano quanto i valori della libertà e della giustizia debbano restare il perno di ogni moderna democrazia rappresentativa". "Credo che il dovere della memoria debba essere accompagnato dall’impegno forte e quotidiano di tutti noi, istituzioni e società civile, a tutela di quei principi sanciti in modo solenne nella nostra Costituzione Repubblicana. Con questo spirito, rivolgo l’auspicio – conclude Gianfranco Fini – che iniziative come quella odierna siano l’occasione per ribadire l’attualità e l’importanza di quei diritti fondamentali, sui quali continuare a costruire la nostra identità di cittadini italiani ed europei".
560 LE VITTIME DELLE SS/SCHEDA
La strage di sant’Anna è una delle pagine più dolorose e cruente della storia d’Italia: la mattina del 12 agosto 1944 quattro compagnie del II battaglione Galler della 16/ma Panzergrenadierdivision-SS arrivano a Sant’ Anna di Stazzema, un piccolo paese arroccato sulle colline della Versilia, la più piccola frazione del comune di Stazzema. Quel giorno in paese si trovano anche alcune decine di sfollati dalla costa dove, al comando del maggiore Walter Reder, si sta attestando la linea gotica. Tra loro anche Elio Toaff che trova rifugio prima a Sant’ Anna poi a Valdicastello. Dopo aver compiuto saccheggi e incendi e seminato morte tra Valdicastello, La Culla e la Vacchereccia, le SS rastrellano circa 560 persone davanti alla piazza della chiesa, quasi tutta la popolazione del posto. Il comandante chiede al parroco, don Lazzeri di convincere la popolazione a svelare il ‘nascondiglio dei partigiani’, ma il sacerdote spiega che non ci sono partigiani in quella zona. Dopo una breve trattativa arriva l’ ordine di sparare. Muoiono tutti: 560 persone inermi, bambini, vecchi e donne. I soldati della VI e della VII Compagnia cospargono i cadaveri di benzina e appiccano il fuoco. I cadaveri verranno quasi tutti identificati più tardi dalle forze alleate e dal sacerdote della Culla. L’ eccidio di Sant’ Anna di Stazzema, seguito da quello di Marzabotto (Bologna) dove morirono 800 civili, è probabilmente maturato dopo l’ ordine del feldmaresciallo Kesselring che, nel giugno 1944, chiese di ‘togliere acqua alle forze partigiane’. Nell’estate del 1994, Antonino Intelisano (il procuratore militare di Roma), mentre cerca documentazione su Erich Priebke e Karl Hass, avvia un procedimento che porterà alla scoperta, in uno scantinato della procura militare, di un armadio contenente 695 fascicoli ‘archiviati provvisoriamente’, riguardanti crimini di guerra commessi da tedeschi e repubblichini. Passerà alla storia come l’armadio della vergogna. Tra i fascicoli viene trovata anche parte della documentazione relativa al massacro di Sant’Anna, per il quale verrà riaperta l’inchiesta e ad individuarne i responsabili. A distanza di quasi sessant’anni, il 20 aprile 2004, davanti ai giudici del Tribunale Militare di La Spezia è stato celebrato il processo. Il 22 giugno 2005, dieci ex ufficiali e sottufficiali tedeschi sono stati condannati all’ergastolo per il massacro, dal tribunale militare della Spezia. Al momento della sentenza i dieci erano tutti pluriottantenni.