Home Memorial I giorni del ricordo TREGUA OBAMA-MCCAIN, INSIEME A COMMEMORAZIONE 11 SETTEMBRE

TREGUA OBAMA-MCCAIN, INSIEME A COMMEMORAZIONE 11 SETTEMBRE

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Luciano Clerico

(ansa.it) WASHINGTON – Per quanto sia retorico, previsto, e atteso, un suono di tromba che intona il "silenzio" e riesce per un lungo minuto a penetrare il rumore di fondo di un’intera città è ancora un’emozione collettiva quando quel minuto si allarga su una nazione intera. E’ con questa emozione che tutta l’America, sia essa democratica o repubblicana, ha accolto oggi il ricordo dell’11 settembre a sette anni dalla tragedia del World Trade Center, del Pentagono e di Shanksville, in Pennsylvania. Quel giorno di sette anni fa in cui morirono 2.974 persone, è diventato per forza sua propria negli Stati Uniti il giorno dell’unità nazionale, del lutto, del ricordo. E’ il giorno della memoria, in cui l’America sinceramente si riconosce in se stessa.

E’ successo anche oggi, nonostante sia in corso la più feroce campagna elettorale degli ultimi anni. Non uno spot in televisione, non una battuta fuori luogo da parte della politica, ma solo una unanime condivisione dei valori di fondo che per gli americani rendono l’America un posto speciale. Cerimonie si sono tenute in ogni angolo degli Stati Uniti. Ogni edificio pubblico di ogni villaggio, dall’Alaska alla Florida, ha esposto le sue bandiere a mezz’asta, e la più grande tragedia della storia americana dai giorni di Pearl Harbour è stata ricordata come si fa solo con i simboli. Alle 8:46, nel momento esatto in cui sette anni fa il primo degli aerei dirottati dai terroristi colpiva la prima delle Torri Gemelle, il silenzio si è posato tanto a Ground Zero, a New York, quanto alla Casa Bianca, a Washington. Lo stesso è accaduto alle 9:03, ora dell’impatto del secondo aereo, alle 9:37, lo schianto al Pentagono, e più tardi per ricordare lo schianto di Shanksville.

E a New York come a Washington un suono di tromba s’é allargato sull’America intera. Poi, le cerimonie, i discorsi. Inevitabilmente retorici, eppure ascoltati da un’emozione condivisa lunga da Est a Ovest. A New York hanno parlato il sindaco di allora, Rudolph Giuliani, e il sindaco di oggi, Michael Bloomberg. A Washington ha parlato il presidente, George W. Bush. Ma non lo ha fatto alla Casa Bianca. Ha voluto farlo al Pentagono, dove da oggi l’ America ha il suo monumento-simbolo a ricordo della tragedia. Si chiama "9/11 Pentagon Memorial" e andrà simbolicamente a sostituirsi a quello che è stato in questi anni Ground Zero, il simbolo della tragedia. Il nuovo memoriale è composto da 184 panchine stilizzate, tante quante furono l’11 settembre 2001 le vittime dell’ attentato contro il Pentagono. Ognuna di quelle panchine ha un nome, da Dana Falkenberg, 3 anni, la vittima più giovane, a John D. Yamnicky, 71 anni, quella più anziana. Per i familiari delle vittime il Memoriale "sarà un luogo per ricordare i loro cari" ha detto Bush; per i cittadini "sarà una testimonianza perenne della resistenza del spirito americano"; per le generazioni future sarà un simbolo: "Quando lo visiteranno – ha detto Bush – impareranno che il 21.mo secolo cominciò con una grande lotta tra le forze della libertà e le forze del terrore. Impareranno che questa generazione di americani ha fatto il suo dovere" e che "la libertà ha vinto".

E’ con questo spirito che anche i due candidati alla Casa Bianca, il democratico Barack Obama e il repubblicano John McCain, hanno celebrato. Per loro giornata di tregua elettorale: "Tutti noi – hanno detto in una dichiarazione congiunta – ci sentimmo una cosa sola l’11 settembre, non democratici o repubblicani, ma americani. Nei più stretti corridoi o sulle scale del Campidoglio, nelle banche del sangue o nelle veglie, fummo uniti come una unica famiglia". Per loro, commemorazione insieme a Ground Zero. Quindi dibattito, sempre insieme, alla Columbia University. Per confrontarsi sul significato della parola "vittoria". Una parola che, nella lotta al terrorismo, per il momento è ancora di là da venire. A sette anni dall’11 settembre il capo di al Qaida, Osama Bin Laden, resta il ricercato numero uno. Sono sette anni che l’intelligence lo cerca. Ha trovato e incarcerato la "mente" dell’11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed. Ma bin Laden, sette anni dopo, resta ancora quel fantasma che era.

NAPOLITANO: PIU’ SFORZI PER LA SICUREZZA ”Occorre moltiplicare gli sforzi per consolidare le basi di una vasta convergenza e cooperazione per la sicurezza collettiva, nel rispetto di principi irrinunciabili e di regole efficaci”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso questa esigenza durante la cerimonia di commemorazione delle vittime dell’11 settembre 2001 a causa dell’attacco terroristico agli Stati Uniti da parte del fondamentalismo islamico.

BERLUSCONI A BUSH: SONO COMMOSSO, USA ESEMPIO DEMOCRAZIA ”Caro George, nella luttuosa ricorrenza della tragedia del World Trade Center , desidero esprimere a Te, e all’amico popolo americano, la piu’ sincera e commossa partecipazione mia personale e di tutti gli italiani”. Esordisce con queste parole il premier Silvio Berlusconi nel messaggio inviato al presidente degli Stati Uniti George W. Bush in occasione della commemorazione dell’11 settembre. ”Il ricordo del dramma delle ‘Torri gemelle’, che quell’ 11 settembre scosse il mondo intero, rimarra’ per sempre scolpito in tutti noi. Come quello del coraggio, della forza e della determinazione dimostrati dalla citta’ di New York e dall’intera nazione americana. Vero esempio per quanti nel Mondo si identificano nei valori della liberta’ e della democrazia”.
FRATTINI: PIU’ CONSAPEVOLI TERRORISMO MINACCIA N.1

A sette anni dall’11/9 è cresciuta la consapevolezza di Stati, Governi ed opinioni pubbliche che "il terrorismo resta ancora la minaccia numero uno per le nostre democrazie a la nostra convivenza". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini – ai microfoni di Radio 24 ore – commenta la data dell’11 settembre 2001, diventata il simbolo di tutti gli attentati. Da allora ad oggi, ha osservato il ministro si sono ottenuti "grandi risultati" a livello internazionale a partire dallo "smantellamento di cellule e reti del terrore".

Fatto che, ha rilevato Frattini, " dimostra una capacità di penetrazione del terrorismo cui forse sette anni fa non si aveva consapevolezza". Al giornalista che gli faceva notare che tra pochi mesi il presidente Bush lascerà la Casa Bianca mentre Osama bin Laden è ancora libero, Frattini ha risposto: "certamente fa molta impressione, ma se Osama bin Laden è ancora lì molti capi del terrorismo internazionale sono stati arrestati e colpiti, molte cellule smantellate. Quello che il presidente Bush ha fatto durante il doppio mandato – ha sottolineato il ministro – è stata una grande strategia di lotta al terrorismo a cui l’Italia ha sempre convintamente partecipato".

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