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“Unità e coalizione larga per vincere”: il Pd di Parma prova a non spaccarsi ma i nodi restano

A Parma il PD ha deciso di perdere prima del voto! Si divertono a darsi martellate in testa. Grande vocazione all’autoflagellazione. L’alleanza con Effetto Parma di Federico Pizzarotti sarà letale. Finiranno in padella nell’olio, come merita Fritelli. Nomen Omen. L’astensione sarà il primo partito come è stato a livello nazionale, dove la determinazione di alcuni candidati (Roma e Torino) hanno fatto la differenza, anche dei non eletti (vedi il successo di Calenda). Se a Parma il PD dopo tanti anni di finta opposizione, non ha ancora capito che l’ipsiota Pizzarotti, eletto per interposta persona nel primo mandato (senza Grillo sarebbe rimasto a fare il data entry a chiamata), e per mancanza di alternative nelle successive, è sgradito a gran parte dei parmigiani, significa che non merita alcuna attenzione elettorale, come il PD non ha verso Parma. Non c’è proprio fine al peggio in questa città divenuta inguardabile e infrequentabile. Se il PD, dopo il successo nazionale, a Parma, non ha il coraggio di presentarsi da solo, ma cerca la assurda stampella di “Effetto Parma” di Pizzarotti, inviso a tutta la città, significa che non ha più senso, perché non rappresenta nessuno, non è politicamente credibile, è divenuto solo un simulacro, in peggio, del partito nazionale. Fortunatamente la partita non è ancora chiusa, come vorrebbe Fritelli e Vanolli, e molti cambiamenti saranno possibili. “Effetto Parma” di Pizzarotti non ha ancora il lasciapassare di Lorenzo Lavagetto. UDP (Unione democratici di Parma).

Una lunga serata di confronto al circolo Inzani al termine della quale l’unità del partito resta un obiettivo dichiarato e i nodi centrali verso le elezioni tutti da sciogliere.
Lunedì l’assemblea comunale e la direzione provinciale del Pd si sono confrontate alla luce dell’accelerazione impressa dall’accordo sottoscritto dai vertici dem con Effetto Parma in vista de voto a Parma nel 2022 e dall’avvio del tavolo del centrosinistra.
Nonostante alcune posizioni emerse finora abbiano evidenziato opinioni fortemente critiche rispetto al percorso intrapreso dall’estate appena trascorsa, a cominciare da quella del capogruppo in Consiglio comunale Lorenzo Lavagetto, non si è registrata una spaccatura, né una votazione a sancire una direzione precisa del partito.
Nel corso della giornata è atteso un comunicato in cui verrà sottolineata la compattezza del Pd.
Ma l’esito è interlocutorio perché restano senza una risposta definitiva e ufficiale il tema delle primarie – evocate anche lunedì sera in diversi interventi – il giudizio di merito su alcuni temi programmatici ritenuti fondamentali per il futuro della città – lo stadio e lo sviluppo cargo dell’aeroporto, ad esempio – e ovviamente la scelta del candidato sindaco.
“Il centrosinistra unito non c’è perché i Verdi si sono già tirati fuori. Come si può approcciare il discorso di selezione del prossimo candidato se prima si stringono le alleanze su basi valoriali e solo successivamente vengono affrontati nel concreto i progetti che riguardano la città? La sensazione è di essere finiti in un vicolo cieco da cui non si capisce come poter uscire”, commenta un partecipante.
L’assemblea è iniziata con le relazioni dei segretari provinciale e comunale, Filippo Fritelli e Michele Vanolli, che hanno ripercorso le tappe compiute finora dal partito.
“Non c’è stata alcuna resa dei conti. Ritengo il clima sia stato positivo da parte di tutti gli iscritti. L’obiettivo è l’unità nel partito e tutti si sono detti disponibili ad andare verso un’alleanza larga del centrosinistra. D’altra parte, l’esito delle elezioni amministrative appena concluse conferma che la strada vincente contro la destra è quella di dare vita a una coalizione ampia e su questo punto ritengo ci sia stata una convergenza”, osserva Vanolli.
Tuttavia, diversi interventi, tra cui quello di Michela Canova, hanno chiesto discontinuità sul progetto portato avanti finora da Pd ed Effetto Parma perché siano i dem a disegnare il campo allargato: “Occorre riavvolgere la bobina e riproporre la centralità del partito Democratico, affinché scriva il programma sui temi fondamentali e definisca le primarie come percorso di inclusione”, sostiene la ex sindaca di Colorno.
Un no alle primarie è invece arrivato dalla presidente dell’assemblea comunale Carla Mantelli e da Franco Torregiani. Poche ore prima dell’avvio dell’incontro del partito era arrivato lo stop anche da Sinistra Italiana, Più Europa e Radicali.
I consiglieri comunali hanno chiesto il coinvolgimento del gruppo consiliare dem e la messa al centro degli argomenti amministrativi che riguardano Parma.
Mentre all’Inzani si svolgeva la riunione del Pd, il consigliere regionale della Lega Fabio Rainieri in tv commentava: “L’allenza fra Pd ed Effetto Parma è voluta dal presidente della Regione Stefano Bonaccini e dal sindaco Federico Pizzarotti e il candidato individuato è l’assessore Michele Guerra. Il centrodestra è vicino alla scelta del proprio candidato”.
Mentre il vicesindaco Marco Bosi invadeva così il campo del Pd: “A chiedere le primarie è una minoranza del partito. A Parma storicamente sono servite a non vincere”. 20 OTTOBRE 2021
Fonte Link: parma.repubblica.it