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COME CRISTO IN CROCE

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COME CRISTO IN CROCE

Franco Libero Manco

            Nessuna sofferenza, come quella di un animale, mi ricorda la passione e la morte di Cristo.
Nell’animale immerso in se stesso, vedo il Cristo nel profondo silenzio della preghiera.
Nel cane abbandonato ad una sorte ingiusta e crudele io vedo la cosmica solitudine del Cristo.
Nell’agonia degli animali nei vagoni blindati,  arsi dal sole rovente e sospinti come rifiuti, io vedo Cristo sulla via del Golgota.           
Nel mite agnellino venduto per pochi soldi al macellaio io vedo il tradimento di Giuda e poi Pilato placare la folla, avida di sangue, nel consegnare Cristo nelle mani dei carnefici.
Nel possente cavallo fiaccato dal pungolo della frusta e dai sordidi colpi di bastone io vedo il Cristo sotto il peso lacerante della croce.
Nella smorfia di dolore di una scimmia con gli elettrodi conficcati nel cervello, negli occhi sbalorditi di un gatto inchiodato sul banco in uno stabulario, nelle membra contratte di una cavia con l’addome aperto da una lama io vedo il Cristo inchiodato sulla croce.        Nella bellezza del vitello e nella sua mitezza disprezzata e profanata vedo il Cristo ridotto ad un ammasso di brandelli grondanti sangue.
Nell’uomo del peccato originale, di arrogata figliolanza divina, vedo il dolore inferto a creature innocenti; ma nella semplicità del cuore degli animali, nella dolcezza dei loro occhi io vedo quell’amore incondizionato invocato da Cristo e che l’uomo ancora non sa vivere.
Nessuna esperienza umana, come quella di un animale, scacciato, rinnegato, bastonato, tradito, umiliato, ferito, ucciso, mi ricorda la nascita e la morte di Cristo: forse perché nacque in una stalla e morì, come muore un animale, solo nel suo universale ed incontenibile dolore, senza possibilità di essere aiutato. Ma i preti dicono che il paradiso non è per gli animali, vittime inermi ed innocenti dall’egoismo umano, ma per l’uomo spergiuro e deicida, artefice di quell’inferno cui ogni giorno condanna milioni di suoi fratelli animali.

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FAGLI UNA CAREZZA,

PRIMA DI UCCIDERLO

E quando inerme, intriso di terrore
l’animale sarà nelle tue mani,
prima di togliergli il respiro, la luce, la vita,
guarda i suoi occhi innocenti,
tocca il caldo tepore del suo corpo,
accarezza il suo manto villoso,
le sue morbide piume,
le sue squame lucenti;
fa che almeno una volta
abbia da te una carezza,
poi reprimi ogni compassione,
ogni senso di colpa
e affonda la lama nelle sue viscere.
Non badare alle sue grida,
ignora le sue convulsioni,
non t’infastidisca la vista del suo sangue,
solo dagli il tempo di dire addio
ai verdi prati fecondi,
al cielo sublime,
al mare profondo,
e poi fallo a pezzi, cucinano e mangialo,
se ne hai il coraggio.
(FLM)

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