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Assemblea Confagricoltura a Parma sui cambiamenti climatici

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L’assemblea annuale a Parma occasione per fare il punto sull’impatto dei mutamenti ambientali per agricoltori e allevatori. Nessuno ha speso una parola sul benessere degli animali negli allevamenti. Costretti in luoghi contro la loro natura. Vivono, per quel poco a cui ormai sono ridotti, in ambienti insalubri non solo per gli animali, ma pure per l’uomo che ci lavora o per chi abita nella vicinanze. Con i liquami (non più letame) che si infiltrano nelle falde acquifere, ecc e impestano l’aria. 
Nemmeno sulla qualità dei prodotti agricoli necessaria per una alimentazione sana e naturale, senza sostanze che ne inficino gli aspetti nutrizionali…o divengano addirittura pericolosi (vedi glifosato). Troppo spesso ormai non adeguatamente considerati e funzionali solo alla filiera industriale e non all’uomo. LB

Agricoltura e cambiamenti climatici al centro dell’assemblea annuale di Confagricoltura. Temi che richiedono “consapevolezza e necessità di intervento” ha detto in apertura dei lavori il presidente della confederazione di Parma Mario Marini. “Il tema ci è caro come cittadini prima che come agricoltori perché tocca i nostri campi, i nostri animali e prima ancora noi stessi, i nostri figli. Una inversione di tendenza non è facile ma si può fare”.

A palazzo del Governatore anche incroci post elettorali grazie alla presenza dei neo parlamentari leghisti Laura Cavandoli, Maria Gabriella Saponara, Maurizio Campari, Pietro Pisani e la deputata Elena Murelli e del deputato uscente del Pd Giuseppe Romanini a cui Mario Marini ha rivolto un ringraziamento per l’impegno a favore dell’agricoltura nel corso della legislatura appena conclusa.

“Il tema dei cambiamenti climatici e del loro impatto sull’agricoltura – ha sottolineato Cavandoli – è di grande importanza. Nel nostro programma gli agricoltori sono le sentinelle del territorio, proprio per la loro fondamentale funzione di presidio e tutela dell’ambiente e del paesaggio rurale. Per questo vanno sostenuti e vanno create le condizioni migliori per il loro lavoro”.

Presente anche il sindaco Federico Pizzarotti che nel concreto ha ricordato la necessità di realizzare degli invasi che in montagna raccolgano l’acqua da utilizzare in caso di periodi di siccità come avvenuto la scorsa estate.

Un problema, quello della mancanza d’acqua, che la neve e le maggiori piogge dell’ultimo periodo hanno per ora allontanato. A ricordare però che le ripercussioni dei cambiamenti climatici rappresentano un fenomeno globale ci hanno pensato la conduttrice tv Licia Colò e il climatologo Luca Lombroso.

E’ il caso ad esempio dell’area del Mediterraneo che rispetto ad altre zone conosce un fenomeno più acelerrato di surriscaldamento. “Gli effetti dell’inquinamento non hanno barriere: mentre Burian imperversava sull’Italia, al polo nord le temperature erano di diversi gradi sopra lo zero” ha ricordato la giornalista che ha poi citato un recente studio che rivela come l”inquinamento impatti su Dna umano più del fattore ereditario; in pratica conta più dove vivi e che cosa respiri tutti i giorni, piuttosto che la storia dei tuoi nonni e bisnonni. 

“L’agricoltura è la prima vittima del clima che cambia” ha detto Lombroso, il quale ha in parte ridimensionato l’impatto degli allevamenti animali come causa del fenomeno ma ha anche invitato a una riduzione del consumo di carne e più in generale “l’adozione di stili di via più sobri”.

Ma soprattutto, è stata la sua parola d’ordine, occorre “decarbonizzare” mettere fine all’era dei combustibili fossili per abbattere le emissioni nocive e segnare una inversione di tendenza strutturale rispettando così gli accordi di Parigi, ovvero contenere entro due gradi l’innalzamento globale della temperatura del pianeta. “C’è chi ha intrapreso questa strada: Costarica, Norvegia, Danimarca stanno abbandonando il motore a scoppio”.

Servono esempi concreti per compredere l’impatto ad esempio sul turismo invernale: sempre nel caso in cui gli impegni sul clima presi dalle varie nazioni a Parigi non venissero centrati, le stazioni sciistiche alpine verrebbero decimate per la mancanza di neve entro il 2100.

Chi si è rimboccato le maniche e ha cercato soluzioni concrete sono appunto i coltivatori: agricoltura di precisione, efficienza  produttiva, riduzione dell’uso dei fertilizzanti chimici sono concetti sempre più diffusi e applicati.

A Parma, ad esempio, alcune aziende stanno sprimentando con esiti positivi l’suo del biochar (carbonella o carbone vegetale) che “sequestra” più carbonio di quanto ne emetta per produrre energia. Si stima che una fattoria di 250 ha che utilizzi bio-char addizionato d’azoto sia in grado di catturare 1900 tonnellate di carbonio all’anno; inoltre la sua alta porosità aumenta la ritenzione idrica e quella degli elementi nutritivi che rimangono più a lungo disponibili per le piante.

“Il nostro settore – ha concluso il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – non deve avere paura della scienza, del progresso e della competitività. Il cambiamento climatico non deve metterci paura, dobbiamo governarlo. E possiamo farlo attraverso un’agricoltura competitiva, al passo con i tempi e che non abbia paura delle innovazioni”. 

Al convegno ha partecipato anche la presidente della federazione nazionale suinicola di Confagricoltura Giovanna Parmigiani: “Settanta studi scientifici a confronto ci dicono che per ogni aumento di un grado Celsius si ha, nelle campagne, una diminuzione di produzione del mais del 7,4%, del grano del 6% e del riso del 3%. Solo questo dato dimostra quanto sia importante gestire il cambiamento climatico per il settore agricolo che ha fatto tanto per rispettare le indicazioni del protocollo di Kyoto”.

Fonte Link parma.repubblica.it

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