Guerra Russia-Ucraina: Zelensky: “A Bakhmut non c’è più niente, è solo nei nostri cuori”. L’esercito: “Non escludiamo il ritiro”.
A Bakhmut non c’è più niente, hanno distrutto tutti gli edifici. Per ora Bakhmut esiste solo nei nostri cuori». Le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al G7 di Hiroshima hanno fatto il giro del mondo. La resa della città simbolo del conflitto è stata smentita, anche se parzialmente, dal suo portavoce mentre i russi, per bocca dello stesso Putin, celebravano la vittoria.
A dare per primo la notizia i l capo dei Wagner, che sorprendendo tutti ha annunciato che i suoi mercenari hanno preso «il pieno controllo» della città di Bakhmut, calando l’asso della vittoria sul campo mentre Zelensky è riunito col G7 a Hiroshima. Ma gli ucraini negano la caduta della città: l’annuncio «è falso», ha immediatamente commentato il portavoce delle forze orientali ucraine Serhiy Cherevaty. «Si sta ancora combattendo».
Intanto al G7 Joe Biden, dopo l’incontro con Zelensky, annuncia nuovi aiuti militari per 2375 milioni di dollari. E tornano al centro dell’attenzione i caccia F-16: che non arriveranno subito ma che, come dichiarato dal cancelliere tedesco Scholz, «sono un messaggio a Mosca: ritirate le truppe».
Per l’undicesima volta a maggio, la capitale Kiev ha subito un «massiccio attacco di droni» che ha tenuto svegli i residenti per le esplosioni dell’antiaerea. «Tutti gli obiettivi aerei rilevati sono stati distrutti dalle forze e dai mezzi della nostra difesa aerea», ha detto il capo dell’amministrazione militare della città, Serhiy Popko. E Kiev lancia l’allarme: “Mosca sta schierando i suoi sottomarini nel Mar Nero, potrebbe attaccare».
Zelensky, “Russi a Bakhmut ma città non è occupata”
Le truppe russe sono a Bakhmut, ma la città «non è occupata». Lo dice il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Hiroshima.
Fonte Link: lastampa.it
Bakhmut, Prigozhin dichiara vittoria Ma i veterani resistono: “Non è finita”
Dopo 8 mesi i mercenari Wagner festeggiano. Kiev nega: controlliamo ancora alcune zone. Nelle retrovie i reduci feriti non si arrendono: «Combatteremo anche senza un braccio»
Non si può parlare di numeri, non si può chiedere di specifiche posizioni militari né delle armi utilizzate. Non si riprendono i pazienti senza mascherine chirurgiche né si può svelare il nome specifico dell’ospedale davanti al quale ci troviamo. «Questione di sicurezza e privacy», è la spiegazione. Al centro di riabilitazione per veterani di Dnipro, la ferocia di questa guerra di balza davanti e ti colpisce al viso. I feriti arrivano dai fronti Sud ed Est, dove si combatte in un inferno di raid aerei e colpi di artiglieria. La maggior parte vengono dal fronte di Bakhmut. È la battaglia più sanguinosa di tutta la guerra. Otto mesi di lotta urbana corpo a corpo, con la città di 75 mila abitanti ridotta a macerie fumanti. Per salvarla l’esercito di Kiev ha lanciato nelle scorse settimane due controffensive sui fianchi, e riconquistato chilometri di territorio sia a Nord che a Sud. Ma nel centro urbano i mercenari della Wagner hanno continuato ad avanzare e ieri il loro capo Yevgeny Prigozhin ha annunciato la «conquista» della città. Kiev ha smentito, e precisato che le sue forze controllano ancora «alcune zone», anche se la situazione «è critica».
Fonte link: lastampa.it
Ucraina Russia, le news sulla guerra di oggi 21 maggio
Gli oltre 240 giorni di battaglia sono costati cari, da tutte e due le parti. I morti sono nell’ordine delle migliaia, ancora di più i feriti. E nell’ospedale dei veterani, come in altri nel Paese, decine di uomini e donne, che sono sopravvissuti alle devastanti ferite e traumi inflitti sui loro corpi al fronte, cominciano a fare i conti con il pesante costo individuale del conflitto pagato in prima persona. Un lungo e difficile percorso da intraprendere per ricostruire le loro vite li attende. Il reparto è nuovo, al suo interno diversi militari sono seguiti da fisioterapisti e medici che li aiutano ad eseguire lavori specifici di riabilitazione motoria. Qui incontriamo Vadym che con l’aiuto di una benda elastica cerca di muovere l’arto amputato in seguito ad un colpo di mortaio che l’ha colpito mentre si trovava sul fronte Est, così come Yvgeny che nella regione di Luhansk, in campo aperto, cercava di mettersi in comunicazione tramite una radiotrasmittente con la propria base operativa prima di essere colpito e perdere parte di entrambi gli arti inferiori. Ora si appoggia su due sbarre passamano e sorretto da una fisioterapista cerca, con grande fatica, di recuperare un passo alla volta un po’ di tono muscolare e prendere confidenza con la protesi che è stata impiantata alla gamba sinistra. Ihor invece è seduto davanti ad un monitor con le braccia appese a dei fili e fa della game active therapy per il recupero motorio degli arti superiori: muovendo le braccia interagisce con lo schermo, i movimenti degli arti collegati a dei sensori fanno spostare sullo schermo un cesto che si muove orizzontalmente per recuperare delle mele che cadono dagli alberi. È stato colpito da un cecchino sul fronte di Bakhmut, ha una frattura all’arto destro.
Artem, ha 31 anni, una moglie e due figli, lavorava come macchinista in miniera prima della chiamata alle armi. Il furgone su cui viaggiava con il suo battaglione è saltato in aria su una mina mentre rientrava alla base sul fronte meridionale di Kherson. Due dei suoi compagni sono morti nell’incidente, lui è stato un mese e mezzo in coma, tre e mezzo su sedia a rotelle per un danno spinale e da appena dieci giorni ha incredibilmente ripreso a camminare con le stampelle. Quando ci accoglie nella sua stanza è seduto sul letto, ha preparato sul materasso tutti i referti delle sue radiografie, ha occhi vispi e vitali di chi non si arrende. Con una smorfia amara ci mostra il suo piede tumefatto, «questo è il russkiy mir», il mondo russo, dice: «Ecco come agiscono, questo è quello che ci fanno, ho quattro chili di metallo, tra placche e chiodi, nel mio corpo».
Mostra le cicatrici delle operazioni, le radiografie, racconta che vorrebbe assolutamente tornare a combattere ma il massimo che l’esercito gli ha offerto è di fare l’istruttore per le nuove reclute. Ha rifiutato l’incarico per ora, rigetta l’idea di non poter tornare a soli trentuno anni come prima, a giocare a calcio, a muoversi liberamente e correre con i suoi figli. Sul braccio destro ha un tatuaggio con una frase in latino “Sic erat in fatis”, gli chiediamo cosa c’è scritto ora nel suo destino, dice che riprenderà a combattere e anche se cercheranno di impedirglielo lui tornerà con il suo battaglione: «Non è finita». Ci vorrà del tempo, molto, per capire e riuscire ad accettare che non potrà mai più. E che cosa c’è nel destino dell’Ucraina, chiediamo? L’Europa, risponde fulmineo. Entra in stanza la responsabile del centro multimediale di riabilitazione, gli dice che prima l’ha visto saltellare senza stampelle, lo rimprovera, lui si ribella, ride, si giustifica. La dottoressa lo tratta come un figlio, ci dice che i soldati hanno le loro linee del fronte e questa dove ci troviamo oggi è la prima linea di chi come lei ha deciso di restare per aiutarli. In un Paese in guerra in cui il numero di soldati morti in battaglia e feriti si contano a migliaia, i bisogni, le istanze e le aspettative dei veterani feriti sono destinati a crescere.
Esercito Kiev, “Non escludiamo il ritiro da Bakhmut”
L’esercito ucraino non esclude che le truppe possano ritirarsi da Bakhmut. Lo ha riferito RBC-Ucraina citando il portavoce del gruppo orientale delle forze armate ucraine Serhiy Cherevaty. «Il ritiro dalla città o la sua difesa sarà deciso solo tenendo conto dell’opportunità e preservando le nostre forze e mezzi. Sono possibili varie opzioni, ma questo dipende solo dalla valutazione del comando, che per più di un anno di guerra ha dimostrato di prendere sempre le decisioni giuste, quindi consentirà di infliggere ancora più danni al nemico», ha affermato Cherevaty
Kiev, i combattimenti per Bakhmut continuano
Le forze russe continuano a condurre operazioni offensive sul fronte di Bakhmut e i combattimenti per la città contesa continuano: lo afferma questa mattina lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino, come riporta Ukrainska Pravda. «Il nemico continua a concentrare i suoi sforzi principali nel condurre azioni offensive sui fronti di Kupiansk, Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Mariinka. Nel complesso, su questi fronti si sono verificati 53 scontri in un giorno; le città di Bakhmut e Marinka rimangono l’epicentro delle ostilità», si legge nel rapporto. 21 Maggio 2023
Fonte link: lastampa.it