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Al Comune di Parma l’archivio fotografico Rosati. Nella collezione anche un dagherrotipo di Giuseppe Verdi

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Romano Rosati (a sinistra) e Giovanni Ferraguti
Romano Rosati (a sinistra) e Giovanni Ferraguti

Accordo con la Regione per rilevare e valorizzare l’importante raccolta dagli scatti di cronaca ai reportage e pezzi antichi
Comune di Parma e Regione Emilia-Romagna hanno stipulato una convenzione in base alla quale il Comune acquista il fondo fotografico Rosati a fronte di un apposito contributo regionale pari a 150mila euro.

Romano Rosati, appassionato collezionista parmense di fotografia storica e noto fotografo free-lance per Il Resto del Carlino. Edizione di Parma negli anni 1970-1992, attivo anche per i periodici Opinione Pubblica, Qui Parma, Polis.

L’archivio è costituito da 400mila circa negativi analogici, soprattutto in bianco e nero, in formato prevalente 24×36; negativi di cronaca, vita sociale, eventi culturali, avvenimenti sportivi e personalità di spicco della vita cittadina o personalità famose in visita a Parma; reportage di carattere nazionale su specifici eventi quali Strage di Bologna (riprese effettuate il giorno successivo il tragico evento, cioè il 3 agosto 1980); terremoto del Friuli (1975-76) e la visita del presidente della Repubblica Sandro Pertini a Marzabotto (1978).

E ancora 300 fotografie appartenenti alla collezione storica di Romano Rosati, frutto di una vita di ricerche e acquisti mirati (albumine, calototipie, ferrotipie, carte salate, dagherrotipia, stereoscopia, etc.), sulla storia della fotografia italiana e francese.

Comprende opere databili a partire dalla metà dell’Ottocento di 90 autori (tra cui gli italiani Alinari, Anderson, Bernieri, Fiorillo, Montabone, Sorgato, Tuminello e i francesi Alophe, Beato, Carjat, Deroche, Disderi, Le Gray, Le Lieure, Nadar, Reutlinger). Non manca una rappresentanza autorevole di autori legati alla città di Parma (Calvi, Calzolari, Carmignani, Isola, Lasagna, Vaghi). 

La raccolta è arricchita da un pezzo d’eccellenza, da segnalare con la massima attenzione, un dagherrotipo di ottima fattura che ritrae Giuseppe Verdi (attribuzione del collezionista): “Un caso di studio stimolante, un unicum da indagare, a partire dalle provenienze, sul quale avviare un lavoro di ricerca atto a testare questa autenticità circa l’illustre effigiato”, si sottolinea nella convezione.

La convenzione prevede la catalogazione e la valorizzazione dell’archivio fotografico a partire dalla digitalizzazione.

Per le attività di valorizzazione, da portare avanti in accordo con l’autore, il Comune (settore Cultura) al momento ha stanziato nel proprio bilancio 10mila euro.

La proposta: un museo della fotografia coi tesori di Rosati, Bavagnoli, Carra, Ferraguti e Nodolini

Fonte Link: parma.repubblica.it

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