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SAGGI, NON UTILI IDIOTI

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L’ignoranza è madre di ogni male.

Un suggerimento per la redazione di www.gazzettadiparma.it. Il testo di questo forum sul "Caval Pist" meriterebbe un trattamento trasformando gli interventi in una sceneggiatura da mettere in scena a teatro. E comunque una pubblicazione stampa.
Vorrei poi che un etnologo  analizzasse gli scritti di questo forum. Sono molto, molto interessanti. Sarei curioso di vedere che cosa ne emerge. La qualità del tessuto sociale, del pensiero che anima la convivenza di questa nostra collettività.
Ad esempio:
– la capacità di comprensione della scrittura. Bisogna capire prima di rispondere.. eppure sembra proprio che la comprensione della lingua e dei contenuti difetti… oppure si vuole o si fa finta di non capire?
-molti pensano che qualcuno li abbia chiamati Hitler!! Sbagliato! Peggio. Nazisti cioè acefali, seguaci ed esecutori di un dittatore che imponeva pratiche criminali. Ed è molto peggio!
Il paragone giustamente vi urta? Modificate il vostro agire!

-scambiare la comprensione dovuta, manipolandola, con la disistima di una persona costretta in pratica tutti i giorni a lavorare con le mani nel sangue e a ficcare un coltello nella gola agli animali;
-non capire tra esigenze di sopravvivenza e l’abuso per la gola;
-utilizzare tutta l’ipocrisia possibile per legittimare la dipendenza da carne e soddisfare il piacere del palato;
-usare la tradizione come giustificazione di spietati processi produttivi, allevamenti e consumi, che con la tradizione non hanno nulla a che vedere. La tradizione e il rito non guidano più le scelte dell’uomo da tempo;
-il coraggio di nascondersi dietro uno pseudonimo, al massimo forse il nome, ma mai il cognome… Nessun interesse e convenienza è in gioco. Eppure si nascondono… La dice lunga sulla autostima e responsabilità sociale… e come si scaldano dietro l’anonimato!
-la difficoltà a trovare ragioni plausibili del proprio consumo di carne. Non si va oltre il mi piace!
-si confonde la libertà con la prepotenza sugli altri e in particolare sulle forme di vita più deboli di cui si pensa di poterne fare quel che si vuole;
-non si ha conoscenza del proprio corpo e della corretta alimentazione. Si abusa senza pensare che siamo ciò che mangiamo e che le conseguenze oltre che su se stessi colpiranno anche la società. La responsabilità verso la propria salute non è un optional… visto che poi la Regione spende il 70% del proprio budget annuale in costi sanitari e il 60-70% degli ospedalizzati è a causa di errate scelte di vita alimentare;
-non si comprende che in una società complessa si deve prevenire per non subire le catastrofiche conseguenze… anche nelle scelte quotidiane… ma per prevenire bisogna sapere!
-si usano esempi fuori luogo e strampalati pur di non accettare la messa in discussione di se stessi e la revisione dei propri consumi;
-si banalizza la storia dell’uomo, le sue origini, la sua natura, la vita degli animali, senza criteri scientifici, ma nella superficialità di detti popolari, con affermazioni prive di verità e di senso;
-si considerano gli animali cose su cui esercitare ogni tortura, sevizia e uccisione. Le filiere industriali della carne sono una vergogna, ma per l’interesse economico, personale e la gratificazione della pancia si passa sopra ad ogni cosa.
-si dice che anche le piante non dovrebbero essere mangiate perché anche loro sono esseri viventi. Certamente, ma danno i loro frutti, ogni anno in più raccolti, così come quelle recise ricrescono e i semi germogliano. Certo non vanno maltrattate ma coltivate. Gli animali invece si privano prima della loro vita, poi si uccidono e muoiono nella follia;
-qualcuno vorrebbe soluzioni soft, dimenticando la demografia. Gli allevamenti intensivi e le linee di processo industriale di carni sono la risposta a questa moltitudine che bramosa chiede di nutrirsi di cadaveri tutti i giorni;
-c’è chi dice, da ignorante, che l’alimentazione vegana crea qualche problema di salute per carenze dimenticando semmai eventuali integratori naturali e che gli ospedali sono pieni di malati per l’esatto opposto, cioè di coloro che mangiano carne. Scordandosi poi di quelli cronici, numerosissimi e in continuo aumento, a casa. L’alimentazione vegana richiede conoscenza degli alimenti e varietà per la corretta nutrizione. Ma oggi chi educa alla alimentazione? Pensare che in una scuola elementare si insegna il processo di lavorazione delle carni è a dir poco vergognoso;
-chi si scandalizza giustamente per la fame nel mondo e inconsapevole la produce con il suo consumo di carne;
-si trova chi mette in competizione l’amore per i fratelli umani con quelli non umani… Sindrome da gelosia?
-c’è chi dorme a letto con il suo cane e non si stupisce se un maiale viene castrato vivo da piccolo, un vitello sottratto alla madre dopo il parto e "pompato" recluso in una gabbia invivibile, i polli mutilati e i pulcini maschi trucidati vivi… ecc

Ecco vorrei sapere cosa ne pensano gli studiosi entnologi di una società con questo coacervo nel DNA.

Essere vegani è una scelta etica di vita, non è un costume, né una moda, né una scelta salutistica (anche se è più salutare). E alla base c’è consapevolezza e responsabilità in una logica biocentrica non antropocentrica. Questa scelta o si fa di istinto (pochi i fortunati) o bisogna conoscere (e ci si arriva dicendosi la verità).
Che lo si voglia o no l’indirizzo del mondo è verso l’economia delle conoscenze non della stupidità ripetitiva.
L’uomo non può rimanere lo stesso dalla nascita alla morte… dalle caverne ad oggi… un tentativo di elevarsi di spirito dovrà pur farlo… non dico da asceta, ma almeno da saggio.
"I saggi traggono insegnamento dagli stolti più che gli stolti dai saggi, poiché i saggi evitano gli errori degli stolti, ma gli stolti non imitano i successi dei saggi".

L’opzione vegana non impone nulla, porta solo ragioni della propria scelta e non accetta che la banalità del male la brutalizzi. Perché quando si lascia che la furbizia, l’ignoranza e la convenienza calpestino l’intelligenza la vita perde di senso.

Essere veri e impopolari è difficile. Molto più facile nascondersi nel branco, con lo pseudonimo in pratiche di riconosciuto consenso: "Se un uomo non è disposto ad affrontare qualche rischio per le sue opinioni, o le sue opinioni non valgono niente o non vale niente lui".
E magari a deridere, dando del matto (ma molti matti sono stati nel tempo riconosciuti diversamente: Alda Merini la poetessa dell’amore ha subito l’internamento, l’elettroshock dalla "società civile") a chi opta scelte diverse dalla massa e cerca di darne ragione, senza pretesa di essere seguito, ma semplicemente ascoltato e compreso nelle motivazioni. Si possono condividere o prendere in considerazione le ragioni senza abbracciarne le pratiche. E se in gioco ci sono scelte legislative la ragione deve prevalere sulla pancia! Visto che le motivazioni vegane sono nobili, non producono danni, ma semmai benefici, non si capisce perché non debbano perlomeno essere accettate, riconosciute pur senza farle proprie. Così il mondo si evolve!

E’ vero potrebbero esserci delle ricadute negative, nell’immediato, sull’economia locale appiattita purtroppo su questa insostenibile e sorpassata industria della carne e degli allevamenti. Sappiamo tutti cosa ha comportato continuare a investire in settori non più strategici. E questo non vuol dire abbandonare chi vi ha lavorato!!… ma sostenerne il mutamento.
Ecco perché bisogna investire nel cambiamento e nella conversione, non continuare a puntellare, come si sta facendo, l’obsolescenza. Entro i prossimi 20 anni, forse meno, il settore delle carni sarà insignificante.
Per ora questa legge non passerà, ma il buon senso non ha bisogno di leggi. La proposta ha però avuto il merito di far discutere una città su un tema che era tabù, una città con una radicata economia di derivazione animale e dalla forte tradizione del "caval pist". Risale alle guarnigioni dei Romani per sfamarsi e a Maria Luigia quando ordinò che i cavalli vecchi al termine della loro "carriera" fossero uccisi e la carne data ai poveri.
I costumi e le scelte quando afferiscono l’ambito delle tradizioni, del piacere sono difficili da estirpare, sappiamo tutti l’educazione che abbiamo avuto e l’ambiente che ci circonda, nessuno chiede di farlo dall’oggi al domani (magari!), ma nemmeno di usare l’ipocrisia e l’ignoranza per legittimarsi… o addirittura agire sui bambini inconsapevoli inoculando loro il virus di un passato da evitare… e inalberarsi offendendo e denigrando se qualcuno punta il dito sull’economia della morte e propone nuove strade con altra base etica. Una presa di coscienza è dovuta.

"Siate il cambiamento che volete vedere nella società" diceva Gandhi. (05/01/2010)

Luigi Boschi

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