SENZASENSO
La prepotenza con cui è stata occupata e devastata un’area storica è imperdonabile. Non è sufficiente ripristinare, è lo stupro esercitato che è intollerabile! Si può consentire di calpestare e devastare parzialmente l’area storica destinata a prato artistico di rispetto alla Pilotta Farnesiana, costato diversi miliardi di vecchie lire, causa l’annosa conflittualità politica, per celebrare la stagionatura di pezzi di cadavere d’animali? C’è tutta la “tragedia di un uomo ridicolo” (Bertolucci) nella concessione ad invadere, con uno stand commerciale autocelebrativo, un’area storica, pubblica per l’eccezionalità dell’evento: la “grande bouffe” del prosciutto, un’insostenibile sistema industriale alimentare di derivazione animale sotto l’aspetto etico, ambientale, sociale, economico, sanitario. Un’industria, che non ha più nulla a che fare con la tradizione contadina e i cui limiti di sostenibilità deve preoccupare non poco il nostro territorio, la cui economia in tale settore, come si sa, è consistente. In particolare il prodotto tipico è tale perché insiste sulle culture di un luogo, ed è determinato da un equilibrio ecosistemico territoriale, quando questo si rompe, e qui lo si è fatto, non è più tipico perché si perde la condizione della tipicità. Invece, senza mettersi minimamente in discussione, si crede che un sistema economico basato sulla alterazione e distruzione della vita animale e sul danno ambientale, sociale, della salute, sia sostenibile e abbia una crescita futura. Un non senso in tutti i sensi! Se l’economia delle conoscenze costituisce l’indirizzo futuro dei Paesi, anche l’ignoranza di molti, che alimenta l’interesse di pochi attraverso l’economia della carne, dovrà farne i conti. Dietro la facciata dei prosciutti stagionati in bella vista, l’orrore. E c’è chi vorrebbe che la città si identificasse in questo prodotto! Noi non vorremmo identificarci nel prosciutto di Parma, così come negli altri prodotti di derivazione animale, perché non vogliamo identificarci negli allevamenti lager, nel disastro ambientale, nei tumori, nel diabete, nelle malattie cardiovascolari, negli ictus, nell’impotenza sessuale, danni spesso causati, come sostengono indizi scientifici, dal prosciutto, dai suoi simili e dall’industria animale.
La prepotenza economica, sostenuta dall’arroganza dei politici ha licenza su tutto! Un comportamento diffuso e qui giustificato, nel caso della prosciutteria antistante la Pilotta, dal fatto che l’area sarà ripristinata come prima: 150/200 milioni di lire il costo che il Consorzio affronterà per risistemare il prato danneggiato, in quanto, l’irruzione pubblicitaria, ha causato danni al manto, al sistema di drenaggio e di irrigazione; “bioarchitettura progettuale” da Milano, ovviamente! Mi risulta però che il Consorzio riceva annualmente consistenti contributi pubblici e l’iniziativa del 40° (circa tre miliardi di lire il budget) sia sponsorizzata anche dal Comune di Parma, dalla Provincia, dalla Regione, dal Ministero. Come dire che la risistemazione sarà effettuata in modo indiretto dai contribuenti. Le fette di prosciutto sugli occhi restano, fortunatamente, solo una infelice campagna pubblicitaria! Aldilà, credo, della inopportunità di utilizzare in quel modo tale area, altri soggetti in futuro potrebbero richiederne l’uso: non penso che piazzale della Pace sia destinata a luogo fieristico! O è in corso il cambiamento di destinazione? Già il ciottolato della Pilotta presenta sfregi inferti dall’allestimento di continue strutture mobili (e non so cosa aspetti la Sovrintendente ad intervenire), oggi anche l’area verde, di proprietà del Comune di Parma, faticosamente manutenuta e con difficoltà protetta dalle lordure dell’ignoranza, ne è soggetta. E’ questo l’esempio educativo delle Istituzioni? Piazzale della Pace presenta oggi: da una parte il bivacco, dall’altra una prociutteria in architettura senza senso; da una parte la sciattezza dei rifiuti take away, dall’altra i rituali dell’abbuffata edonistica; insomma una “drogheria” a comparti dove imperversano dosi e varianti di gusto!
E’ questo il modo di valorizzare, tutelare il nostro patrimonio storico? Forse sarebbe stato più interessante destinare queste risorse per continuare lo sviluppo progettuale del complesso farnesiano e le aree adiacenti, centro culturale della città, anziché destinarle per un’inutile autocelebrazione e il ripristino di un già costoso prato forzatamente danneggiato: “un nonsenso in tutti i sensi!” Credo che quell’area storica meriterebbe ben altra attenzione e sensibilità. Ma la mercificazione della città prevale e riduce, i valori storici, a quinte teatrali per la messa in scena dello spot o li abbandona, preda della stupidità devastante. Non solo. E’ interessante cogliere la sintonia con l’Europa. Mentre a Milano i ministri della sanità dell’Unione e i responsabili dell’OMS discutono sulle politiche alimentari europee e chiedono agli Stati membro indirizzi per incentivare l’uso di frutta e vegetali e limitare il consumo di carni, cibi grassi, causa di malattie che pesano sulla qualità sociale e sul bilancio sanitario, a Parma si celebra, con ingenti risorse, la saga del porco: il Festival del prosciutto a Langhirano, il 40° del Consorzio a Parma, il monumento del maiale a Felino, la spalla cotta a S. Secondo. Aldilà delle scelte e delle opinioni personali vi è la necessità comunque di una informazione che consenta anche alla cultura vegetariana, non dotata di budget pubblicitari come l’industria delle carni, un proprio spazio e attenzione sugli organi di comunicazione, presso le Istituzioni, nel mondo educativo, affinché vi sia maggior consapevolezza sui suoi benefici e viceversa sulla insostenibilità di questa “industria animale” alimentata dall’ignoranza del consumo. Ma poi, non è Parma candidata a sede per l’Authority alimentare europea e in seconda battuta per quella dell’Agenzia alimentare italiana? E come mai l’incontro sulle politiche alimentari che determineranno gli stili di vita si fa a Milano? E’ forse questo il modo di sostenerne l’autorevolezza della candidatura? Non dovrebbe essere Parma, denominata food valley italiana, luogo di incontro delle culture alimentari? L’autorevolezza, forse è bene ricordarlo, è il riconoscimento della legittimazione culturale non della prepotenza economica sostenuta dall’arroganza di politici e dal genio dell’ignoranza. Ma qui, invece, monocultura docet! Eh, già, dimenticavo, qui manca la classe dirigente capace, appello con cui si lamentava a S.Ilario il sindaco Ubaldi. Mi chiedo, quale sarà il contributo di questo territorio alla Commissione governativa recentemente istituita per gli indirizzi alimentari richiesti dalla UE nell’ambito del progetto Eurodiet 2001? Un cesto di ciccioli? (Parma 15 settembre 2003)
Luigi Boschi