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L’assemblea al Montanara sulla cassa di espansione del Baganza

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Un incontro, quello del Montanara, la cui stupidità di proposta (bocciata da tutti i tecnici, studiosi della valle, Sindaci già nell’incontro a Berceto LINK), non meriterebbe più nemmeno la dovuta animata critica popolare. E’ palese la contrarietà degli abitanti. Visto l’incapacità di ascolto dovrebbe essere sollevato dall’incarico tutto il team di lavoro e di consultazione (politici, tecnici e progettisti), palesemente prezzolato, non più affidabili, e incaricato il lavoro ad altro gruppo di tecnici e politici. LB 

La sala del Centro Giovani del Montanara è piccola e infelice (organizzato la sera del giovedì santo), in molti sono costretti a seguire da fuori o in piedi [NdR mentre la Gazzolo perde tempo con ciacole promopubblicitarie. E’ un vezzo dei politici fare gli incontri in sale inadeguate a contenere l’afflusso (ricordate la Legionella?) e chi lo fa presente viene pure additato come maleducato (vero Alinovi? Lei è una sciagura!), con la compiacenza spesso del popolo bue, sempre prono ad assecondare i desiderata dei politici al tavolo di potere che fa leva sulla loro impotenza a fronte della gestione del nostro denaro].

Ai tecnici, all’assessore Regionale Gazzolo ed ai politici accorsi a far mostra di sé interessa poco, [NDR c’è solo spazio per la propaganda] da sbrigarsi per poter dire di aver ottemperato alla VIA, di aver dialogato con la gente e sentito le osservazioni [NDR un proforma pseudodemocratico per cretini all’opera per una finta condivisione. Non c’è mai stata infatti condivisione, ma scontro sul progetto dell’opera, non sulla necessità di intervento].
Il solito trittico di ingegneri AIPO, già ascoltati al cinema di Felino, propinano slides e dati “scientifici” sul manufatto mastodontico del Casale di Felino, che a valle ha argini alti come un palazzo di 5 piani: 16 metri.

cassa di espansione sul Baganza

Lo scavo, a detta dell’ing. Vergnani, produrrà 1,4 milioni di metri cubi di ghiaia, che non verrà utilizzata e dovrà essere portata altrove e venduta.
Ovvio che ci penserà la grande impresa che avrà l’appalto. Pizzarotti?
Chi solleva dubbi non viene ascoltato, né chi propone alternative in base alla direttiva UE, che prescrive di non fare più opere simili ma di mettere in sicurezza tutta l’asta del torrente con opere minori. 
I sostenitori del progetto fanno leva sull’emergenza, sul pericolo per la città capoluogo, anche se occorreranno 7 anni per completare i lavori. Per loro il progetto della Provincia del giugno 2016 delle tre casse in linea lungo l’asta del torrente neanche è da prendere in considerazione.
Sostengono che sia solo un’ipotesi di lavoro e non un progetto scientifico vero e proprio, anche se in realtà è corredato da studi dell’università.
L’opposizione al progetto dell’intero consiglio comunale di Felino neanche viene presa in considerazione. D’altra parte il sindaco di Felino si è ben guardato dall’esprimere la contrarietà del consiglio, mentre si arrende alla competenza degli ingegneri, non capendo che è un problema di scelte e non di conoscenze tecniche. [NdR In un incontro a Berceto aveva dimostrato la propria contrarietà]
Le scelte tecniche sono la conseguenza di orientamenti generali, e quindi politici, come insegna la UE.
Non riusciamo a capire perché AIPO non ha ritenuto di partire dallo studio di fattibilità della Provincia del giugno 2015, che prevedeva di mettere in sicurezza l’intera asta del torrente da Calestano a Colorno, al costo di 31 milioni circa di euro.
Forse perché la scelta di AIPO è quella di fare grandi casse in pianura, come in tutta l’Emilia, a prescindere dagli impatti ambientali ed economici?
La cassa di Casale nello studio della Provincia non è una diga e non è alta 16 metri, in quanto è previsto che l’invaso abbia una capienza esattamente della metà di quello progettato da AIPO.
Il Comitato del Casale ha sollevato preoccupazioni per l’impatto ambientale dell’opera. Rileva, nelle sue osservazioni, i rischi per l’abbassamento delle falde e la precarizzazione delle fondamenta delle abitazioni nelle zone immediatamente circostanti il manufatto.
Il comitato, con le osservazioni inviate all’ente, ha chiesto che il progetto AIPO sia integrato con la messa in sicurezza di tutta l’asta del torrente Baganza.
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale

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Rete Ambiente Parma si è schierata da tempo contro la cassa d’espansione sul torrente Baganza a Casale di Felino progettata da progetto AIPO, l’Autorità di Bacino competente.

Troppa cementificazione, inutili lavori invasivi sul territorio, argini a valle alti 16 metri, costi elevati (55 milioni di euro) che diventeranno sicuramente di più in corso d’opera.

Ma soprattutto un’opera mastodontica, sproporzionata, simile a quella di Marano, che resterà vuota ed inutilizzata.

Assolutamente necessario dare sicurezza alla città, ma per questo esisteva già un progetto della Provincia con dati messi a disposizione dall’università.

Tre casse in linea lungo l’asta del torrente e soprattutto su aree demaniali dell’alveo, senza l’esborso di 5 milioni di euro per l’esproprio dei 50 ettari di privati,come previsto da progetto AIPO.
Una cassa sotto Calestano con capacità di circa 600.000 metri cubi, l’altra al Casale con capacità di 2.300.000 metri cubi e la terza in zona Collecchio di circa 700.000 metri cubi.
In totale, circa 3,6 milioni di metri cubi di capacità di invaso.
Quella di AIPO è solo un milione in più.
Con il progetto della Provincia ci sarebbe anche la metà degli inerti da scavo, che per AIPO sono 3,2 milioni di metri cubi.
Ghiaie e sabbie tutte utilizzate nella messa in opera dei tre manufatti, mentre AIPO dice di avere 1,2 milioni di inerti in sovrannumero che dovranno essere piazzati e venduti, con ulteriore perdita di tempo e via vai di camion.
Alla messa in sicurezza della città deve accompagnarsi quella di tutta l’asta del torrente, soprattutto della sua parte collinare e montana, in cui l’alveo è stato fortemente cementificato e quindi a rischio.
Tra le alternative che AIPO prende in esame non nomina mai tale progetto esistente, accampando come motivazione definitiva quella di mettere in sicurezza l’abitato di Colorno.
Ma per tale obiettivo basterebbe un’altra piccola cassa a valle della città.
In sostanza, la spesa sarebbe poco più della metà di quella prevista da AIPO e i vantaggi sarebbero molteplici.
Tranne la cassa sotto Calestano che dovrebbe restare sempre vuota, le altre potrebbero trattenere l’acqua delle piene primaverili e fornirla d’estate ad un territorio che ne è già gravemente carente al punto di servirsi delle acque reflue per la campagna.
La soluzione della Provincia permetterebbe di dare un assetto al sistema idrologico della valle Baganza tale da sistemare una volta per tutte la viabilità della provinciale sempre soggetta a frane ed interruzioni.
Riteniamo infine che il patrimonio boschivo dovrebbe costituire il maggior presidio al ruscellamento lungo i versanti ed ai tempi di corrivazione.
In una valle stretta e con versanti ripidi, come quella del Baganza, non si dovrebbe fare il taglio raso del ceduo, ma trasformarlo in fustaia in modo da assestare al meglio con l’apparato radicale delle piante un terreno oltremodo franoso.
Il bosco ha la funzione di una spugna: trattiene l’acqua e la rilascia poco alla volta. 8 aprile 2017
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale

Fonte Link http://reteambienteparma.blogspot.it/ 

 

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