Il libro di Giulio Di Luzio: NON SI FITTA AGLI EXTRACOMUNITARI

Dov’è finita la storia dell’Italia come Paese mite e accogliente? Intorno a questo interrogativo l’Autore raccoglie l’intera vicenda immigratoria italiana, dimostrando l’inconsistenza di aggettivi benevoli, storicamente contraddetti per lo meno dagli ultimi trent’anni. Il salto di paradigma da Paese di emigranti e terra di approdo rappresenta la declinazione, che ha messo a nudo fino ai giorni nostri una cultura etnocentrica ed un grumo di pregiudizi e stereotipi molto radicati nel tessuto sociale, squarciando il velo delle ipocrite presuntività. Di Luzio ripercorre con leggerezza il fenomeno, che già sul finire degli anni Settanta vede avviare un processo a tutt’oggi ininterrotto, e si lancia in un’opera di ricostruzione organica sui processi migratori, che hanno investito l’Italia da decenni come area di approdo, invertendo il collaudato copione di Paese di santi, eroi, navigatori e, appunto, migranti .Dalla fase dell’indifferenza e della curiosità (Anni Settanta) al decennio delle buone intenzioni (Anni Ottanta), è andata poi affermandosi una lettura dell’immigrazione schiacciata sull’emergenza e sulle corde dell’ordine pubblico. La legislazione italiana ha risposto fin dall’inizio con norme discriminatorie poco attente ai diritti civili, dalla prima legge del 1986 alla Legge Martelli del 1990. Per poi giungere ad una fase di inasprimento con l’istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea della “Turco-Napolitano” all’interno dalla stagione proibizionista dellaTolleranza Zero. Infine la successiva “Bossi-Fini”, che ha mostrato la sua autentica anima segregazionista e punitiva. L’Autore approfondisce lo scenario storico sgravato con la Caduta del Muro di Berlino, la morte di Jerry Masslo e la prima grande manifestazione per i diritti civili dei migranti del 1989. L’ossessione securitaria si impone in Italia e trova riscontro nel mondo della politica e quello dell’informazione. Il “Pacchetto-sicurezza” del 2009 segna l’impennata di una visione reclusiva e poliziesca del fenomeno immigratorio: C.I.E, “Sindaci-sceriffo” e ronde razzista inquinano la penisola da nord a sud. Quel Paese mitee accogliente è ormai solo una favola. Il ruolo egemone della politica nel disegnare scenari apocalittici ed emergenziali, insieme a quello dei media con narrative pubbliche che ripropongono con ossessione il frame dell’invasione, finiscono senza concessioni sotto la lente di ingrandimento dell’Autore. Che si spinge a delineare una vera e propria stagione di criminalizzazione dei migranti, spesso dimenticando il Dna italiano come popolo che ha lasciato in ogni angolo del pianeta le sofferenze esistenziali di intere generazioni.