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Ciao Gian Carlo, Paolo e Irene hanno visto e ascoltato l’intervista su
"Quando" e sulla scuola, hanno apprezzato, condiviso e soprattutto si
sono riconociuti.
Si aspettavano con curiosità anche considerazioni riguardo
all’Università, come annunciato nell’intervista e poi di fatto
disattese, credo per motivi di tema, tempo, spazio e organizzativi.
Sperano comunque di avere l’opportunità di sentire ancora il tuo
pensiero in merito.
Ne vogliamo ancora!!!
Un abbraccio da tutti noi, ciao e a presto.
Antonio
Efficace e coinvolgente, in particolare nel ricordo dell’insegnante polifonico del seminario…ma un pò troppo severo e drastico sui docenti da mandare a zappare l’orto; basterebbe mandarli a beni culturali come suggerisce perfino Bondi…cmq anche nella attuale disastrata scuola ci sono ancora ottimi insegnanti che combattono con pochi mezzi le preponderanti forze massmediatiche e consumistiche dietro cui spesso si nascondono opportunisticamente famiglie e studenti…
Un abbraccio Enrico
Ciao Gian Carlo, grazie per avermi inviato il tuo link, che solo oggi son riuscita ad ascoltare, superando precedenti difficoltà di audio. Hai affrontato un tema fondamentale: la passione nell’insegnare, l’accensione delle emozioni e delle menti di chi apprende. E’un tema che e’ dentro la mia vicenda di insegnante. Ho lasciato proprio quando il circolo virtuoso della mia passione e del fermento intellettuale degli studenti si era ripiegato su se stesso. Perché? Come accadde? E’ un percorso di riflessione per me, rinnovata da un pranzo recente con colleghi dei tempi ruggenti e,oggi,dal tuo dire appassionato. Perdonami se rinchiudo nella mia soggettività una questione di enorme rilevanza sociale, ma e’ questo un segno della efficacia del tuo argomentare. Dove trovo Quando, il tuo libro sulla scuola? Ti abbraccio, Paola
Caro Giancarlo, ho ascoltato con estremo interesse la tua appassionata
intervista su scuola e maestri. In un paese che sembra inerte, e nella
parte migliore solo disingannato e deluso, viva la faccia di chi si
appassiona. E si appassiona su qualcosa che e’ di fondamentale importanza.
Non solo amarcord, ma preoccupazione civile e personale (nel senso dei
destini di ogni singola persona). Condivido in toto le parole su quella che
e’ la reale, appassionante funzione dell’insegnante e sul deprimente andazzo
odierno. Ma e’ soltanto un problema di oggi? Forse oggi si e’ acuito, ma
come tu stesso dicevi, anche prima i veri maestri capaci di insegnare ad
imparare erano pochi. Io, a detta dei miei allievi, sono stato un buon
insegnante e, in ogni caso quantomeno so cosa e’ necessario per esserlo. Ma
vedi, a dirigere una scuola poi e’ difficile che tu possa fino in fondo
costruire quello che ritieni giusto. Qualche buon insegnante (alcuni ancora
con la scintilla dentro), quelli medi, la palude (che se non stai attento
trascina gli altri), i pessimi. E allora cosa fai? Innanzitutto fai come Di
Pietro al Ministero: li fai girare, in maniera da averne uno buono per ogni
classe, e anche questo sindacalmente non e’ facile. Sindacalmente e
governativamente non ne puoi cacciare nessuno. Dai input, cerchi di motivare
i migliori, di dare loro spazio, ma e’ un’impresa disperata. Ah, potersi
scegliere gli insegnanti per la propria scuola, renderla attrattiva per i
migliori! Non si può. Tralascio tutta la parte relativa a riforme, status
degli insegnanti, loro burn out e compagnia cantata. Solo un dubbio: ma era
proprio molto diversa la situazione prima o non si relaziona anche con
la scuola una società più fragile , ma anche aggressivamente più esigente
(non il tuo caso), che chiede il giusto e il fuor di testa a colpi anche di
avvocati, ricorsi al TAR, minacce del "Lei non sa chi sono io!" E che se qualcosa
ottiene non e’ dalla parte giusta. Una scuola alla deriva, ma anche padri e
madri alla deriva … Un abbraccio, Sergio