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Questa Pasqua Non Trasformare La Festa In Un Lutto

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HO PIANTO REALIZZANDO QUESTO VIDEO.
Le Nostre lacrime sono dovute .
SIAMO ETERNAMENTE IN DEBITO CON LORO .
La nostra sofferenza è nulla di fronte al Loro OLOCAUSTO.
NON PUO’ ESSERCI NESSUNA FESTA DOVE C’E’ SOLO SOPRUSO E ABUSO DI ALTRE VITE .
NON PUO’ ESSERCI NESSUNA FESTA DOVE C’E’ MASSACRO DI INNOCENTI .
NON PUO’ ESSERCI NESSUNA FESTA DOVE IL DENARO PREVALE SUL RISPETTO PER LA VITA.
NON PUO’ ESSERCI NESSUNA FESTA DOVE UNA MASSA DI IPOCRITI BIGOTTI BECERI E TROGLODITI SI SCAMBIANO AUGURI SPORCHI DI SANGUE INNOCENTE .
NON PUO’ ESSERCI NESSUNA FESTA DOVE uno vestito di bianco CHE SI PROFESSA LATORE DELL’AMORE UNIVERSALE NON DICE UNA SOLA PAROLA PER DIFENDERE I PIU’ DEBOLI ( GLI ANIMALI ) DAL MASSACRO A CUI VANNO INCONTRO.
HO SENTITO QUESTO INDIVIDUO DIRE : ” il denaro è lo sterco del Diavolo” , MA NON L’HO MAI SENTITO DIRE: ” NON VI CIBATE DI ESSERI INNOCENTI CHE VENGONO UCCISI SOLO E UNICAMENTE IN NOME DELLO sterco ” .
RICCARDO MANCA
© RM2016
Pasqua 2016

DOMENICA 20 Marzo 2016 ore 15:00, Firenze. Da P.zza San Marco partirà il corteo pacifico con percorso a piedi per le vie del centro storico fino a Piazza della Repubblica. Per sensibilizzare le persone verso la strage di agnelli e capretti che, in occasione delle Feste Pasquale,  vengono uccisi in nome di una tradizione.

Cittadini sensibili, animalisti vogliono accendere l’attenzione sull’assurdità e la crudeltà del sacrificio pasquale che vede rinnovare la strage di migliaia di agnelli e capretti appena nati. Una mitologia perdurante che trova spazio in una società umana anaffettiva, incapace di emozioni e di empatia, affondata nel letargo, incapace di allargare lo sguardo, persa la poesia della vita, persa l’amicizia, persa la compassione.

In armonia con l’anno della Misericordia inaugurato da Papa Francesco, sarebbe bello prendessimo tutti consapevolezza di quanta sofferenza c’è nella morte di un neonato belante, strappato con violenza alla madre, sgozzato e appeso sanguinante in attesa che la brace si scaldi.

Era così piccolo e bianchissimo. Zampettava con passi incerti intorno alla madre. Ogni tanto si fermava, annusava l’aria e poi ricominciava a saltellare tutto traballante, fra la paglia pulita. Era nato da pochi giorni e aveva il mondo ai suoi piedi. La madre lo guardava e ogni tanto gli leccava il musino rosa. Il piccolo lanciava deboli belati, gridi di gioia per tutta quella vita così nuova da esplorare. C’erano altre pecore e tutte avevano da poco tempo messo al mondo un cucciolo. I belati dei piccoli si confondevano con i richiami materni, il bianco candido della loro lana ancora intatta si mischiava con la lana gialla e grigia degli adulti. Tutto sembrava perfetto quel giorno, anche il sole era più caldo e l’erba più verde.Un grande camion fece il suo ingresso nel cortile. Per la curiosità gli agnellini sporsero il musetto dalla staccionata. Il camion aprì le porte posteriori come una grande bocca e subito alcune persone entrarono nel recinto delle pecore. Ci fu un grande trambusto e un fuggi fuggi di animali impauriti e smarriti. In poco tempo gli agnellini si trovarono soli nel recinto mentre le madri erano sparite in una stalla adiacente. La porta si chiuse definitivamente sui cuccioli. Gli uomini iniziarono ad afferrare per le zampe i piccoli, usando una violenza inaudita. Gli animali belavano disperati cercando la loro madre che da dietro le porte della stalla li chiamavano. Gli agnelli vennero sbattuti sul grande camion uno ad uno e quando il mezzo si mise in moto nell’aria si cominciò a sentire odore di morte. Il viaggio era iniziato: cosa stava succedendo? I piccoli belavano disperati atterriti dal rumore del motore, dal  cadere gli uni sugli gli altri, dallo sbattere contro le sbarre ad ogni curva della strada. Molti si spezzarono le  fragili zampe, altri vennero calpestati dai compagni; il dolore e la paura aleggiavano fra quei musini rosa e quella lana candida. Finalmente il camion si ferma. Il viaggio è stato lungo e alcuni cuccioli erano morti dopo immani sofferenze. Altri, ancora vivi, avevano ferite molto dolorose sugli arti e sul muso. Si riaprono le porte e gli uomini a calci e spintoni fanno scendere gli animali dal camion. Si odono belati orribili che provengono  dall’interno di un corridoio scuro: l’odore acre del sangue è intenso. Gli agnelli vengono spinti dentro questo  tunnel, qualcuno ha capito di essere in un luogo da cui non si ritorna. Cerca di arretrare belando disperato,  chiama la mamma, comincia a tremare. Ha tanta paura, una grande, spaventosa paura. Gli uomini li prendono  per le zampe trascinandoli dentro; qualcuno all’interno li afferra, li rovescia e con un coltello taglia  la gola di netto ad ogni piccolo che gli capita fra le mani. Un grande fiotto di sangue comincia ad uscire dal candido mantello, la bocca rosa è spalancata, la lingua penzoloni. Qualcuno sta ancora belando ma il suono che esce è solo un rantolo spaventoso. Mentre il sangue continua a scorrere alcuni agnellini tentano di  rialzarsi per fuggire da tutto quel dolore. La loro candida lana è coperta di sangue, i loro occhi atterriti  chiedono aiuto. Nessuno ascolta i loro pianti, nessuno guarda i loro occhi. Dopo lunghe ore di agonia, arriva  la morte. 

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