DOCUMENTO STORICO DELLA SOCIETA’ SCIENTIFICA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE
Il Congresso pel Progresso delle Scienze ed i Congressi-festeggiamenti del settembre 1907
IMMAGINI STORICHE CONGRESSO 1907
Documento Archivio Storico Comunale di Parma
a cura di Roberto Spocci
Il primo Congresso che venne aperto, in seduta plenaria, il 18 settembre fu quello interprovinciale sanitario dell’Alta Italia, Trento e Trieste che dopo la cerimonia d’apertura e la costituzione dell’Ufficio di Presidenza iniziò i propri lavori nel pomeriggio suddividendosi in tre sezioni: 1ª. Medico Chirurgica[1],
2ªMedico Veterinaria[2] e 3ª.
Medico Farmaceutica[3]; alla sera si tenne uno spettacolo in onore dei Congressisti al Teatro Regio. I lavori ripresero il giorno successivo, il 19, con comunicazioni scientifiche e lettura e discussione di comunicazioni in tutti e tre i gruppi[4].
Alla sera i congressisti vennero ricevuti in Municipio con un “servizio di buffet, rinfreschi e champagne. Gli ospiti[5]
vennero ricevuti dal Sindaco e della Giunta e la serata fu allietata da un’orchestra che suonò ininterrottamente dei brani scelti di musica.
Il venerdì i partecipanti si concessero un giorno di riposo
con una gita a Salsomaggiore mentre in città si tennero dei divertimenti popolari in Giardino ed alla sera alle 20 venne illuminato l’Oltretorrente.
I lavori ripresero la domenica con le ultime comunicazioni[6], la
discussione plenaria e le conclusione del Congresso Sanitario con una discussione sul Riconoscimento giuridico degli ordini sanitari[7] e la nomina di un
comitato permanente pei Congressi[8].
Nella stessa giornata di sabato, oltre al ricevimento degli
ospiti al convegno indetto dal Touring Club Parmense[9] al
Teatro Reynach[10], con relativo Vermouth
d’onore, venne inaugurato l’ippodromo e, nella serata, si tennero due banchetti quello dei sanitari e quello dei “turisti”. La cena del Touring si tenne all’Albergo Italia, e dopo il banchetto vi furono allo champagne numerosi brindisi con discorsi delle autorità, in particolare il Console Candiani
ringraziò Parma “per le cordiali e affettuose dimostrazioni di simpatia testimoniate al Touring.
L’Ippodromo, progettato dall’ing. Pastorini, anche se non completamente ultimato vide numeroso concorso di pubblico e la presenza della stampa rappresentata dai corrispondenti del Resto del Carlino, del Corriere della Sera, de La Stampa e dei redattori sportivi della Scintilla e dell’Emilia; il marchese
Ludovico Paveri Fontana, presidente della Società delle Corse che aveva promosso la costruzione dell’ippodromo tenne un dotto discorso prontamente elogiato dal sindaco Luigi Lusignani. Le quattro gare del primo giorno – con due prove per i concorrenti, prevedevano il premio Ippodromo[11], il
Campionato Italiano[12], il
premio Taro[13] (per dilettanti) ed il premio Modena[14].
La domenica si svolse la gara di tiro dei turisti, con
successiva gita a Torrechiara. Nel pomeriggio all’Ippodromo si ebbe una corsa di cavalli, mentre nel cortile della Camera del Lavoro veniva organizzata una conferenza anticlericale con la partecipazione di Angelica Balabanoff[15].
Alla sera spettacolo al Teatro Regio. Nell’occasione dei
Congressi venne allestita, dalla Società Pro Parma, la Stagione straordinaria dell’autunno 1907 con un cartellone comprendente la Germania di A.
Franchetti, la Loreley di Alfredo Catalani ed il Rigoletto di Giuseppe Verdi, scene e costumi vennero appositamente realizzati per questa stagione. Cleofonte Campanini diresse le tre opere con un’orchestra di 100
professori ed un coro di 100 voci ed un cast di voci straordinarie[16].
Il Congresso scientifico ebbe inizio lunedì 23 settembre al
Teatro Reinach restaurato[17] per
l’occasione per terminare il 28 settembre; nella seduta inaugurale[18] il
Sindaco Prof. Lusignani pronuncio il seguente discorso ai convenuti:
“…Parma, lieta di accogliere voi, fiori dei cultori delle scienze, fu tempio antico delle arti, ma neppure è indegna dell’altissimo onore che le ha fatto la Società pel Progresso delle Scienze, scegliendola fra
le cento sorelle, a sede del suo primo congresso.
Io non vi ricorderò che in questa città gia accorrevano nel principio del secolo dodicesimo gli studiosi da ogni parte, ad attingere al fonte di sapienza le arti liberali e che a tal segno vi rifiorirono gli studi nella seconda metà del settecento da meritarle il nome di Atene d’Italia: questo soltanto voglio richiamato alla vostra
memoria che in nessuna epoca Parma fu priva di uomini illustri nelle scienze, le ombre dei quali esultano ora della vostra presenza, e bene augurano i vostri lavori.
Nelle scienze fisiche ha nome, certo non oscuro, Macedonio Melloni il perfezionatore del bromoscopio di Nobili: l’inventore del telescopio a sistema asiatico e del termomoltiplicatore: colui che fu celebrato dal Dalarive con nome di Newton del calore.
A chi di voi coltiva gli studi astronomici non sarà discaro il sentir ricordare che qui nacque quel Giuseppe Bolsi-Marchesi che fu per quaranta anni compagno di studi e collaboratore di Eustacchio Manfredi nella dotta Bologna; e un padre Nicolò Zucchi a cui si attribuì la scoperta di proprietà astronomiche di Giove, e l’invenzione del
primo telescopio a riflessione.
La chirurgia vanta Ruggero da Parma, ricordato dagli storici della sua scienza come l’antesignano dei chirurgi italiani nel duecento, il capo scuola della più rinomata pratica
chirurgica, l’autore della Rogerina major et minor; nei tempi prossimi Giovanni Inzani anatomico insigne e chirurgo eminente.
Così la medicina fu qui coltivata da Giovanni Rasori seguace battagliero delle dottrine di Brown e in fama di peritissimo nell’esercizio dell’arte sua; e da Giacomo Tommasini
professore e scrittore celebrato in tutta Europa famoso per le ricerche su la febbre gialla, e per le altre opere paragonate da giudici autorevoli, ai capolavori di Baglivi e del Morgagni.
La zooiatria ricorda Pietro Del Prato fondatore della nostra scuola di veterinaria, mentre in altro campo acquistò non spregevole fama Camillo Rondani scolaro ed amico del Melloni,
illustre entomologo e principe dei ditterologhi italiani.
Tra i cartografi, dei quali i cultori della geografia qui convenuti potranno ammirare i lavori, è il parmigiano Smeraldo Smeraldi, ingegnere valentissimo soprattutto in idraulica
autore di una pianta della città, e di un pregevole disegno del corso del Po.
E nel campo delle scoperte
geografiche più recenti. Ha nome venerato e compianto Vittorio Bottego, l’esploratore dell’Omo e del Giuba caduto or sono dieci anni, martire della scienza ai confini d’Etiopia.
Ai cultori delle scienze economiche giuridiche ricordo finalmente un uomo soltanto quello di Gian Domenico Romagnosi, maestro ai maestri, precursore illuminato e veggente di
tempi nuovi e delle nuove dottrine…
E Parma grata a tutti che qui convennero conserverà il ricordo di questa data fra le più care memorie, Parma che nella mente dei suoi maggiori come nel cuore del suo popolo palpita oggi di
onesto orgoglio e ripete sciogliendo all’aure il voto sacro del Poeta:
Artici ghiacci a’ liberi navili
Vietino indarno i beni invasi mari.
E ‘l fero lito d’orenoco impari
Culti civili:
Frema natura, ed i combattuti arcani
Ceda a l’intenta chimica
pupilla:
Fulminea voli elettrica scintilla
Per gli oceani:
Umana industria in divo lume
avvolta
E minacciando insultino a la morte
A suo volta il Prof. Volterra, Presidente del Congresso,
così si rivolse ai convenuti:
“…Sicuro
di interpretare il sentimento comune, vi esprimo a nome del Comitato ordinatore il compiacimento vivissimo che proviamo al vedere riunito in Parma il 1° Congresso della Società Italiana per il progresso delle scienze.
Sono lieto che in tal modo siano stati coronati di successo gli sforzi perseveranti compiuti dal Comitato or è un anno nominato a Milano, ed a cui volonterose si associarono tante elette intelligenze di cui si vanta il nostro paese.
Come italiano e come cultore delle scienze mi gode l’animo di vedere ripristinata la memorabile consuetudine delle riunioni degli scienziati italiani appartenenti ad ogni regione e cultori delle più diverse discipline, riunioni che in tempi fortunati ormai lontani da
noi, quando l’Italia lottava per la sua costituzione e per la sua rigenerazione, ebbero tanta importanza politica e scientifica.
Ho poi speranza che la Società Italiana, acquistando e conservando un carattere proprio e originale, gareggerà con quelle vetuste e famose di Inghilterra, di Francia, di Germania, di Svizzera e delle altre nazioni civili…
Ringrazio pure l’On.le Ministro
della Pubblica Istruzione … il quale accettando la presidenza d’onore del Comitato e accordando il suo valido appoggio alla nostra società per costituirla in ente morale e dotarla dei mezzi che le sono necessari, ha generosamente secondato l’impulso che veniva dalla parte colta ed eletta del paese e con sagace intuito ha compreso i moderni bisogni morali della nazione.
Le Accademie e le Società scientifiche che risposero all’appello loro rivolto e coadiuvarono con l’opera alla riuscita della presente riunione, abbiano pure l’espressione di tutta la
nostra riconoscenza.
Finalmente alla città di Parma, la quale con patriottico entusiasmo, con slancio unanime di tutta la cittadinanza, desiderò esser sede del nostro convegno, a questa città ricca di
antiche tradizioni e di nuove feconde energie, che oggi tanto festosamente ci accoglie, invio dal profondo del cuore un ringraziamento ed un caldo saluto, certo, che i miei sentimenti rispondono all’animo di quanti son qui convenuti.
È trascorso ormai più che un trentennio dacché in Palermo si tenne l’ultimo Congresso degli Scienziati Italiani. Come la mitica valchiria, la nobile istituzione dopo il lungo sonno si desta e saluta il sole nuovo che le splende dinanzi.
Nel periodo da allora trascorso le condizioni materiali e morali d’Italia si sono profondamente modificate, mentre il pensiero scientifico universale si è svolto e maturato in modo rapido e sicuro.
L’insieme dei fatti scientifici nuovi manifestatisi in questo pur breve lasso di tempo ha rinnovellato, in una
con le abitudini della vita l’indirizzo generale della cultura ed ha sviluppato o consolidato un sentimento tutto nuovo, moderno e originale che chiamerei sentimento scientifico, il quale domina beneficamente la nostra epoca, come altre forme non meno universali di sentimento hanno dominato in epoche passate.
Questo sentimento, che ormai pervade ogni manifestazione di vita sociale, patrimonio così dei grandi come degli umili, è frutto della genialità degli spiriti più eletti a cui si devono le grandi scoperte e le grandi idee, e della feconda attività pratica della intera società odierna, che indefessamente le
applica.
Alla opera animatrice, si deve oggi il risveglio delle più sane e vitali energie. È desso il giovine eroe al cui appello risorge anche l’antica nostra Associazione.
Si può affermare il concetto della scienza ed il valore di essa presso il pubblico sono oggi profondamente cambiati rispetto solo ad un secolo fa.
Infatti le più moderne scoperte, quelle stesse a cui la maggior parte della nostra generazione ha assistito, furono viste da tutti in differenza di quel che avveniva più
frequentemente pel passato nascere e svilupparsi nei gabinetti scientifici e di qui diffondersi nelle officine e invadere il campo della vita pratica.
Perciò il momento storico che attraversiamo ci colpisce con lo spettacolo della moltitudine, che affascina da
quelle invenzioni che in poco tempo furono fonte di tanto benessere e di tanta ricchezza e influirono così profondamente sui costumi e sulla coscienza sociale, cerca di impossessarsi delle verità scientifiche nel loro insieme, conoscerle nei particolari e, quel che più preme, attende dalla scienza il
progresso materiale e morale.
È forse questo stato d’animo di attesa, caratteristica dell’epoca presente, ciò che più alimenta il sentimento a cui ho alluso.
Cercherò di caratterizzare quanto ho affermato con un esempio tipico e con un confronto a tutti famigliare: il confronto che si può istituire fra lo sviluppo delle macchine a
vapore e quello delle macchine elettriche.
Storicamente l’uso delle prime ha preceduto l’uso delle altre, infatti il diffondersi delle applicazioni pratiche elettriche e il conseguente trasporto dell’energia e, come tutti
sanno, opera dell’ultimo trentennio.
Watt e
Stephenson erano due pratici, che col loro genio sono assurti dall’officina all’accademia delle scienze ed all’alta industria; essi attestano che almeno nel periodo eroico di creazione delle macchine a fuoco, fonte dei più ingegnosi e famosi trovati fu l’officina stessa. Solo in seguito la scienza, scrutando il funzionamento delle macchine industriali, costruì quel mirabile monumento che accoglie tutti i fenomeni della natura e li domina con i concetti della
termodinamica.
Fu il contrario per l’elettricità.
La pila già pronta per le svariate applicazioni procede direttamente dal laboratorio di fisica dell’Università di Pavia.
Faraday col principio dell’induzione getta le basi di tutte le applicazioni elettriche, dalla dinamo al telefono.
L’anello di Pacinotti, il campo rotante di Galileo Ferraris, la scoperta delle onde elettriche sono frutto di studi dei gabinetti scientifici.
In breve mentre la scoperta delle macchine termiche fu il punto di partenza di tante ricerche teoriche, fu invece la elettrodinamica teorica che direttamente creò le varie e meravigliose applicazioni della elettricità.
In questo caso, come in tanti altri, la storia delle parole riassume e rispecchia quella di una lunga e lenta evoluzione di idee.
Così la temperatura che originariamente fu una vaga e rozza espressione delle condizioni atmosferiche, a poco a poco si concretò dalla termodinamica come il fattore integrante d’una espressione indifferenziale. Invece il concetto di potenziale, che, con i sottili procedimenti del calcolo integrale Laplace creò in meccanica celeste, fecondato
poscia dalla mente di Gauss, trapiantato nel genio di Green nel campo della elettrostatica, introdotta da Kirchhoff in elettrodinamica, doveva venire ai nostri giorni, col nome di voltaggio, trasportato dalle bocche dei più umili lavoratori in ogni più lontana e remota plaga, fin dove una lampadina elettrica brilla la notte in un povero villaggio.
Così, discendendo in ogni categoria di persone ed ovunque diffondendosi; giovandoci ed aiutandoci in ogni circostanza dell’esistenza; ravvivando ed intensificando tutta la nostra vita, le applicazioni elettriche
ci mostrano ad ogni istante (come nulla poté più assiduamente ed efficacemente farlo finora) la potenza della ricerca scientifica e la utilità delle più astratte meditazioni.
Mentre in tal modo si è stabilita una corrente continua che unisce la vita pratica con quella scientifica, per naturale corrispondenza o per virtù intima di cose, coloro che fanno professione di scienza si sono sentiti attratti verso la moltitudine degli uomini: la loro esistenza non resta chiusa nei laboratori o nei gabinetti di studio, essi si sentono costretti a porsi in continuo intimo e quotidiano con la società ed a partecipare alla vita che agita il mondo.
Così anche la fisionomia dello scienziato moderno si è grandemente mutata rispetto a quella del dotto di pochi anni fa.
La mente, per stabilire un confronto che caratterizzi due tipi spiccatamente opposti, si volge verso due uomini sommi, i quali hanno abbracciato con il loro genio tutto il mondo fisico: Gauss e Lord Kelvin.
L’uno, che meditò solitario cinquanta anni, non avvicinato né avvicinabile, nella modesta Gottinga, dando alla luce solo ciò che ritenne compiuto e perfetto, mentre serbò gelosamente celate o confidò in segreto a stretti amici, i pensieri più nuovi ed originali, che più tardi
suscitarono tanto clamore e tanta rivoluzione d’idee; l’altro il maggior scienziato oggi vivente, che portò la feconda multiforme sua attività nei due mondi e che ardimentoso affrontò e divulgò le più originali e singolari teorie che si presentarono al suo genio, mentre la sua vita, mescolata sempre al grandioso movimento moderno dell’Inghilterra fu aperta all’universale
ammirazione.
Eppure quanti punti di contatto fra i due scienziati! Se Lord Kelvin unì l’Europa l’America col telegrafo transatlantico, Gauss per primo immaginò il telegrafo elettrico che collegò il suo osservatorio col gabinetto di fisica dell’amico Weber. La limpida geometrica eleganza della
teoria delle immagini di Lord Kelvin è solo paragonabile alla armoniosa divina bellezza delle proprietà dei numeri che Gauss scoprì.
Non la forma del genio dunque, ma il carattere e più che altro l’ambiente diverso in cui vissero fu l’origine di tanta differenza.
L’intima connessione della scienza con la vita pratica non ha peraltro diminuito il carattere maestoso e solenne di quella, carattere che nutre ed avviva quelle che già ho chiamato scientifico.
Quei moderni portentosi ed immani edifici, non fumanti e strepitosi come le antiche officine, bensì luminosi e tranquilli, ove le dinamo, giganteschi monumenti dell’epoca presente, compiono rapide e silenziose l’opera loro, rievocano per l’augusta, solenne ed austera
grandiosità i monumenti di un’altra epoca: le vetuste cattedrali che ergono al cielo le loro mirabili guglie. Sotto le aeree arcate, che l’arte del medesimo elevò, l’anima si riempie di una commozione solenne che ci fa sentire le aspirazioni e i palpiti dei lontani secoli.Una commozione altrettanto grande e profonda invade chi penetra nel loco sacro dell’industria moderna ed ei sente suscitarsi nel cuore un’onda di fiero compiacimento e un sentimento di serena fiducia che gli fa guardare sicuro in faccia all’avvenire.
Del recente movimento della scienza verso le pratiche applicazioni l’Italia forse si giovò meglio di ogni altro paese, ond’è che quel sentimento scientifico a cui poc’anzi alludevo, sebbene qui più tardi
che altrove sviluppato, fa sotto i nostri occhi sempre più rapidi e lusinghieri progressi.
Era non son molti anni ben triste le nostre condizioni economiche: ma per virtù di uomini e di cose essa risorse in modo mirabile ed inaspettato: una fonte inattesa di ricchezza scaturì abbondante dall’industria che si credeva negata al nostro paese dalla stessa natura.
Allorché all’Esposizione di Torino del 1884 vennero alla luce i primi trasformatori
elettrici quegli apparecchi che furono paragonati all’organo rudimentale di ogni meccanismo, la leva, il seme da cui doveva nascere tanta ricchezza era gettato: la energia che i nostri monti e i nostri fiumi serbavano si riversò nel piano e animò mille operose officine e penetrò benefica nelle nostre città.
I fili che vediamo stendersi come in una rete sopra le nostre abitazioni e slanciarsi lontani sono il documento più eloquente della nostra prosperità economica.
Nella solitaria campagna romana essi corrono paralleli ai superbi acquedotti. Al genio di Lord Kelvin che li mirò in un fulgente crepuscolo, essi parlarono un linguaggio altrettanto solenne quanto le maestose vestigia dell’antica potenza dell’Urbe.
Ho cercato fin qui di descrivervi nei brevi confini che mi erano concessi e nel modo che le mie forze consentivano l’effetto che il mondo moderno ha risentito dal recente sviluppo scientifico; ed ho brevemente accennato alla evoluzione che lo scienziato ha subito, ma ho potuto mettere in luce ( e solo fuggevolmente) un lato appena del gran quadro che le scienze presentano: quello che può considerarsi come il lato esteriore; l’interiore, che senza dubbio offre il maggiore interesse, è rimasto così completamente nascosto.
Eppure il valore della scienza non consiste solo nella sua pratica utilità né la forza di essa ed il suo punto di appoggio stanno solo nel pubblico che si giova dei suoi risultati e ne intuisce con ammirazione le vive sorgenti.
Il valore della scienza, che ha ispirato pagine gloriose al più grande matematico dei nostri giorni, il Poincarè, si rivela eziando con altre forme ancor più nobili ed elevate; si rivela per gli stessi intimi caratteri del lavoro scientifico, per le soddisfazioni che esso procura.
Nella pura e disinteressata ricerca della verità, che ne è il fine supremo, la gioia maggiore pel sereno ricercatore sta nell’apprendere non nel sapere.
Ma non è compito di parlarvi del movimento interiore delle scienze: sono ben lungi dall’averne la competenza.
Le conferenze generali che vi terranno chiari scienziati, le quali toccheranno i tre grandi rami delle scienze fisico-chimiche, di quelle biologiche e delle sociali: i discorsi di apertura dei presidenti delle singole sezioni, i rapporti sui progressi dei vari capitoli delle diverse discipline, le comunicazioni originali e le discussioni:
insomma l’intero lavoro del presente Congresso, quello solo potrà presentarvi lo spettacolo di quanto vive e palpita nell’interno del mondo scientifico: vi mostrerà quali sono i misteri che febbrilmente si cerca di svelare, le vittorie conseguite, le delusioni sofferte che, per quanto crudeli, non debbono dissimularsi.
Il momento attuale non sarebbe nemmeno opportuno per uno sguardo sintetico sulle varie discipline: troppe positive e fondamentali scoperte si vanno rapidamente accumulando ed attendono di essere classificate,
connesse tra loro ed organizzate, mentre una critica profonda, acuta e, direi quasi spietata, scrutando ed anatomizzando ogni singolo atto del pensiero ed ogni forma di speculazione, mina sistematici edifici che, ieri sembravano ancor dover sfidare i secoli, oggi formano grandi e sparse rovine su cui vi è già chi
cerca sollecito di ricostruire.
Ma non mi è possibile di passare sotto silenzio e di non ricordare ciò che ogni attento osservatore conosce già per propria esperienza cioè che quasi tutte le discipline scientifiche traversano oggi una grande crisi, crisi delle condizioni in cui si elaborano, crisi del pensiero filosofico che le informa.
Si manifesta la prima con un singolare contrasto: mentre da un lato il bisogno di raggiungere un’abilità tecnica rende necessaria la specializzazione e la divisione del lavoro scientifico, giacché un’intera vita è in taluni casi appena sufficiente per acquistare quelle attitudini senza le quali nessun progresso positivo è possibile, dall’altro le diverse discipline si sono talmente compenetrate, che non si comprende al dì d’oggi come si possa avanzare nell’una senza conoscere, e profondamente conoscerne molte altre e non quelle sole che si ritenevano or sono pochi anni affini, ma anche delle nuove, rivelatesi ora strettamente connesse. Il lavoro collettivo che si manifesta più intenso e diffuso nelle scienze maggiormente progredite, come l’astronomia, la creazione di grandi scuole che si aggruppano attorno ad uomini di genio, come avviene nei paesi più avanzati, tendono bensì a coordinare e disciplinare le individuali energie, ma l’equilibrio da cui solo
potrà scaturire benefica quella economia di sforzi a cui tutti aspiriamo, è ben lungi dall’essere raggiunto.
Ciò però non costituisce che uno degli aspetti con cui si manifesta la crisi a cui abbiamo accennato; l’altro che interessa il pensiero filosofico, impressiona e colpisce ancor maggiormente.
Che le ipotesi sono un mezzo e non un fine nella scienza, che si può abbandonare domani quella che oggi fidenti abbracciamo, è antica persuasione; tanto antica che già per gli astronomi greci ogni ipotesi cosmica era accettabile, purché potesse servire a calcolare la posizione degli astri.
Ma il periodo storico attuale si differenzia da quelli che precedettero perché, non solo le singole ipotesi, ma anche i grandi principii, taluni dei quali non si discutevano più ed erano universalmente accettati
e quasi come dogmi insegnati, sono divenuti subitamente oggetto di discussione e di critica, mentre vecchi sistemi che sembravano da lungo tempo e per sempre seppelliti ad un tratto inaspettatamente risorgono.
Forse agli occhi dei nostri posteri il momento storico attuale apparirà come a noi quello del rinascimento, in cui il concetto del sistema del mondo cambiò la base stessa su cui era poggiato.
Contro del movimento critico moderno, il quale ha condotto all’attuale periodo di perturbazione, è stato indubbiamente negli ultimi anni la matematica.
È appena un secolo, osservava acutamente il Mittag Leffler, scrivendo le belle pagine dedicate alla memoria di Abel, che questo grande analista proclamò apertamente essere la matematica fine sufficiente a sé medesima e portare il suo ideale in sé stessa.. E pure può aggiungersi non vi è secolo in cui la matematica si sia più largamente diffusa al di fuori dei limiti della sua intrinseca attività ed abbia fecondato campi così lontani dal proprio, mentre ha suscitato una nuova e fiorente filosofia.
La matematica ripiegandosi in sé medesima, come pensava Abel, onde costituire prima e consolidare poi quella teoria delle funzioni e quella geometria che furono il fondamento delle ricerche degli ultimi anni, condusse a tal perfezione l’analisi del pensiero con l’esame assiduo e profondo dei propri concetti e dei mezzi di cui dispone, che questi acquistarono tanta acutezza, flessibilità e potenza da penetrare e commuovere tutta al speculazione scientifica e filosofica.
È così, per citare un solo esempio famoso, che uno scritto di carattere schiettamente geometrico del Beltrami, il quale attingeva le sue origini alle ricerche di Gauss, di Lobatschwski e di Riemann sulla geometria non euclidea, fu di tanta universale importanza da rischiarare di
novella luce la teoria della conoscenza e i fondamenti della logica stessa.
La critica moderna dei matematici è penetrata trionfalmente nelle scienze fisiche e vi ha determinato nuove correnti di pensiero.
La meccanica fu la via attraverso la quale il nuovo indirizzo penetrò. Non è nuova del resto per questa scienza la funzione che ha così esercitato.
Ma un fatto capitale è pure intervenuto che tende a mutare la posizione stessa di questa disciplina nel campo delle scienze fisiche.
Noi tutti della nostra generazione (possiamo apertamente dirlo) fummo educati con quei principii che un moderno vocabolo chiama meccanisti: ed infatti che tutti i fenomeni, almeno quelli studiati dalla fisica, potessero ricondursi a fenomeni di moto e tutti rientrare nell’orbita della meccanica classica, era un dogma a cui ogni scuola si
inchinava e la cui origine si perde nella lontana filosofia Cartesiana.
Ma un poco per volta le teorie meccaniste si sono trasformate: le idee iniziatesi con Rankine così strenuamente sostenute dal Mach (il quale però occupa una posizione distinta da tutti nella filosofia delle scienze) proseguite da Ostwald, dal Duhm e da altri, si son fatte strada:
e molti han combattuto sotto l’insegna che portava il motto celebre: guerra contro la mitologia meccanica.
Quest’orientamento di idee, oggetto di tante dispute e discussioni di matematici e di naturalisti non rappresenta però che il limite estremo a cui si è pervenuti. La critica dei fisici matematici, che ci appare
come la osservazione ultramicroscopica rispetto a quella ordinaria del microscopio, scruta ora e discute questi stessi principii dei quali è giunta a diffidare.
In verità i concetti moderni sulla costituzione elettrica della materia portano su quelli di massa e inerzia, posti da newton a base di tutta la filosofia naturale, sul principio di relatività e sugli altri fondamentali una profonda rivoluzione, talchè ben si comprende come a molti
possa apparire che, i principii stessi dominanti un mezzo secolo fa, mal resistono alla bufera che sembra travolgerli.
Questa crisi si riverbera su tutte le scienze della natura: ed intanto così in cielo come in terra, mille cose si rivelano che la filosofia non sognava: dall’azione della luce sul movimento degli astri, alle nuove fonti del calore terrestre.
Se si riflette inoltre che a poco a poco le teorie che han per fondamento la emissione sembrano risorgere, mentre pochi anni fa unica vittoriosa padrona nel campo dei fenomeni che si propagano a distanza era la teoria ondulatoria, il sentimento di sorpresa si accresce ancora, vedendo accanto a così nuove e inattese speculazioni apparire non meno inattesi antichi concetti, come spettri sorgenti da sepolcri ritenuti ormai chiusi.
Forse ancor più che nella fisica stessa la rivoluzione delle idee si manifesta nella scienza sorella: la chimica; ove i nuovi concetti sulla costituzione dell’atomo da molti sostenuti e i dubbi che altri invece manifestano sulla sua stessa esistenza, trasformano e sconvolgono le antiche e classiche teorie; ove il sogno degli alchimisti risorge pieno di tanti misteri e di tante promesse, ove un nuovo fiorente ramo la fisico-chimica, ricco di risultati e di speranze è spuntato.
Nel vergine campo della fisico-chimica si sono incontrate le più opposte tendenze ed è ben difficile stabilire a quale di esse si debbano i risultati di maggiore interesse. Infatti, se da un lato le teorie
schiettamente cinetiche originarono le scoperte di Van De der Waals, dell’Arrhentus e di altri ancora, d’altro canto la energetica ha qui trovato non da distruggere o mutare, ma da edificare fruttuosamente ed in questo campo il suo benefico influsso si è fatto profondamente sentire.
Vi è un tipo caratteristico di ragionamento che non esiterei a chiamare energetico. Potente e fecondo, rimonta con le sue origine a Carnot ed al suo memorabile ciclo: esso domina sovrano in tutta la fisico-chimica teorica, e le dottrine che ad esso si inspirano hanno avuto le
più importanti conseguenze. Ma le applicazioni di questo ragionamento di tipo energetico si sono estese molto più lontano ed in scienze diverse e non potrei non ricordare che il risultato a mio avviso più caratteristico e suggestivo della economia matematica, cioè la dimostrazione generale che la equazione differenziale dell’equilibrio dell’equilibrio economico è illimitatamente integrabile, può fondarsi sopra di esso. È da presumere e da sperare che ben altri risultati ancora possano ricavarsene.
Questo accenno mi condurrebbe naturalmente a parlare dell’influenza che esercitano i metodi matematici sulle scienze naturali e delle trasformazioni ed innovazioni che vi determinano, ma in tal modo varcherei i limiti che mi sono prefisso.
E questi limiti mi consentono solo di affermare fuggevolmente che la giovane fisico-chimica di cui abbiamo discorso, ha apportato alla fisiologia un contributo di fatti nuovi origine di un nuovo indirizzo di idee.
Ed è a proposito delle scienze biologiche dirò soltanto di volo della grande crisi che colpisce i concetti fondamentali della vita, della evoluzione, della eredità e che ha portato tanta perturbazione nella dottrina del Darwinismo, il quale dopo esser stato la guida delle menti
per un mezzo secolo, ora, dopo le più recenti ricerche del de Wnies è di altri botanici e zoologi, sembra perdere, non certo l’importanza, ma forse la preponderanza che un tempo gli era riconosciuto.
Diversi sono i fattori che hanno cooperato e cooperano a questa trasformazione di pensiero, ne io posso nemmeno accennarvi; ma certo la osservazione attinta a tutte le sorgenti della scienza e della pratica, i nuovi metodi sperimentali della chimica fisiologica e, non ultimi, quelli delle biometria (fonte sempre più apprezzata di risultati positivi e di leggi ben definite e sicuro)
preparano per le discipline biologiche una nuova era.
E mi sembra di vedere delinearsi ancor vaghi e lontani dei metodi che forse un giorno potranno avere una larga applicazione.
Il concetto di funzione che dominò la matematica nell’ultimo secolo, si è esteso, ed a questa estensione si riattaccano nuove questioni che condussero ad utili risultati. Già si intravede, come osserva il Picard, che dipendentemente da essa possa costituirsi una meccanica della ereditarietà, la quale contrapponendosi a quella classica, riesca a rappresentare con maggior precisione i fenomeni elastici, magnetici e gli altri, in cui la isteresi ha si grande importanza.
A quale avvenire, io mi domando, questa meccanica potrebbe essere un giorno destinata se riuscisse a penetrare nel campo dei fenomeni biologici?
Ma non è prudente fare alcuna perizia. La storia della scienza insegna che è basta talora la scoperta di un tenue fatto positivo nuovo per sconvolgere tutte le previsioni che sembravano meglio fondate. Le estrapolazioni in un campo in cui le leggi sono incerte od ignote è un pericolo
al quale io intendo sfuggire.
Ma è pur tempo che io chiuda il mio dire e che riassuma il mio pensiero.
Due fatti ho voluto mettervi contemporaneamente dinanzi agli occhi: l’avvicinamento tra il pubblico e gli uomini di scienza, dovuto allo stato d’animo che nell’uno e negli altri ingenera il sentimento scientifico dominante nel mondo odierno: e la grande crisi che trasforma oggi tanti rami del sapere.
All’uno ed all’altro di essi corrispondono nuovi bisogni della umana società, bisogni cui ogni paese civile deve soddisfare se non vuole che si arresti o languisca la propria vita intellettuale è che si inaridiscano le fonti della propria prosperità.
La crisi interiore che agita e trasforma tante dottrine rende necessaria l’ampia
libera e diretta discussione fra gli studiosi, determina in essa l’urgenza di manifestarsi personalmente i pensieri
che li occupano, i dubbi che li tormentano, le difficoltà che li arrestano, le speranze che li sospingono. I libri e le memorie non servono, ne mai potranno servire a tal fine: il bisogno sta precisamente nel dire e nell’apprendere quello che non si sa ancora di pubblicare o che non si pubblicherà mai.
Le antiche accademie sono un campo troppo chiuso, gli istituti di insegnamento hanno già altri intenti determinati, le singole società scientifiche sono un terreno troppo ristretto per prestarsi a questi scopi; solo possono conseguirsi in seno ad una vasta associazione che raccolga i cultori di tutte le discipline, qual è quella che noi oggi inauguriamo.
D’altra parte ogni giorno vediamo moltiplicarsi le opere e le riviste scientifiche che si rivolgono al gran pubblico, il quale accorre sempre più frequente e curioso alle conferenze ed alle lezioni popolari.
Ma, come nasca e si formi il pensiero scientifico e come l’idea dapprima vaga si concreti nella mete dello studioso: questo nessun libro potrà mai dire, nessun discorso potrà mai rappresentare, nel modo stesso
che le preparazioni di un museo zoologico non potranno mai darci l’idea della vita.
Ebbene, tutto ciò che il pubblico non può apprendere né dai libri né dai discorsi, si paleserà quando esso assista e si mescoli alle discussioni degli uomini di scienza, giacché son le dispute spontanee e vivaci che mostrano sotto la luce più naturale e più viva il germogliare e l’esplicarsi di quei pensieri che di solito un troppo sapiente artificio divulga.
Non questo solo però il paese richiede alla istituzione che sorge: non la sola soddisfazione della curiosità di sapere, ma proficuo incoraggiamento e sprone ad ogni fecondo studio e ad ogni nuova e vitale ricerca. Gli uomini dedicati alle industrie, ai commerci, alle pratiche
professioni, innumerevoli richieste hanno ogni dì da rivolgere alla scienza, la quale è di continuo premuta da un’onda crescente di persone che sperano da lei la soluzione dei nuovi problemi che lor si affacciano complessi e incalzanti o la invocano vittoriosa delle difficoltà ognora risorgenti.
Solo dinanzi ad una Associazione come la nostra la quale aperta e liberale accoglie le più diverse categoria di uomini, tali quistioni che tanto interessano la scienza e la pratica, potranno essere efficacemente poste, giacchè il porlo soltanto richiede necessaria la cooperazione delle varie tendenze. Ai laboratori ed agli istituti scientifici spetterà poi il compito di maturarle e risolverle.
È perciò che
viva e sincera fede, con caldo entusiasmo, il Comitato ha promosso la nuova Associazione e vi ha qui convocati e gode ora nel vedere quanto numerosi siate convenuti, dalle scuole, dai laboratori, dalle pratiche occupazioni.
Eguale ardore anima tutti per la nascente Società che coi nostri voti consacriamo a grandi e nobili fini: con eguale speranza ci arridono le sue sorti; il suo avvenire ci appare legato all’avvenire stesso della patria, che sicura muove verso i suoi alti destini.
Nel terminare, il pensiero mi corre spontaneo al raffronto, cui poc’anzi accennai, fra l’epoca presente e il periodo del Rinascimento. Allora nel mirabile rinnovellarsi di tutte le attività intellettuali, l’Italia divenne il centro del pensiero scientifico universale.
Io lancio oggi l’augurio che destino non men grande ci sia riserbato oggi che il sorgere ed il plasmarsi della schietta e genuina anima italiana han ravvisato tutto il nostro pensiero e ci hanno restituita l’antica patria.
Da ultimo parlò il Ministro Rava, dichiarando aperto il Congresso in nome del Re, e concludendo così la prima giornata dei lavori.
Il programma dei lavori venne articolato in quattordici sezioni, con un presidente nazionale ed uno locale[19], che
ebbero il compito di aprire i lavori:
I sezione: matematica, astronomia, geodesia[20] (V.
Cerruti),
II sezione: fisica, fisica terrestre, meteorologia[21] (A.
Righi, P. Cardani),
III sezione: meccanica ed ingegneria, elettrotecnica[22]
(Ascoli),
IV sezione: chimica ed applicazioni (Paternò,
Giuseppe Plancher),
V sezione: agronomia (G. Cuboni, Antonio Amoretti),
VI sezione: geografia (Dalla Vedova[23] e
Francesco Millosevich, Giovanni Mariotti),
VII sezione: mineralogia, geologia e paleontologia
(Issel),
VIII sezione: botanica[24] (Borzi,
C. Avetta),
IX sezione: zoologia ed anatomia comparata (Andres,
Negrini),
X sezione: antropologia, etnografia, paletnografia[25] (L.
Pigorini, Giovanni Mariotti),
XI sezione: anatomia e istologia (%Romiti, Livini),
XII sezione: fisiologia e farmacologia (G. Fano, A.
Corona[26]),
XIII sezione: patologia, igiene, batteriologia (P. Foà)
XIV sezione: statistica e scienze economiche (Luigi
Luzzatti[27], Luigi Lusignani e Fernando Zanzucchi)
Il Congresso[28]
riprese i propri lavori il martedì 24 settembre per concludere i propri lavori sabato 28 settembre; unica interruzione dei lavori si ebbe nella giornata di giovedì 26 che vide i congressisti alla cerimonia dell’inaugurazione del Monumento a Bottego[29] che
venne scoperto alle ore 10 alla presenza della madre del capitano Bottego e dei capitani Vannutelli e Citerni, compagni dell’esploratore. Il Rettore, prof. Leone Pesci, presidente del Comitato pel monumento a Bottego ebbe il compito di tenere il discorso inaugurale:
“… Questa insigne opera d’arte … devesi in primo luogo al gran cuore di un grande artista: Ettore Ximenes.
Appena giunta la dolorosa notizia della morte del grande esploratore, l’onorevole Emilio Faelli propose la costituzione di un Comitato per un monumento in sua memoria e si fece primo oblatore. Ettore Ximenes offerse allora generosamente l’opera sua per la creazione di questo monumento, e mantenne la sua offerta … All’opera così bella, così grande
contribuirono le pubbliche sottoscrizioni, fatte in Italia e fuori: ma principalmente il Municipio di Parma, che fornì mezzi finanziarii cospicui, l’Amministrazione provinciale e la nostra Cassa di Risparmio.
Un concorso pure cospicuo fu dato dal Ministero della Guerra, il quale concesse la gratuita fusione dei bronzi, effetuatasi magistralmente nella officina di costruzioni d’Artiglieria in Torino, sotto la sapiente direzione del sig. Colonnello Corvetto … E la Società Geografica, dietro nostra preghiera ha delegato a qui commemorarlo il suo vice-presidente: il prof: Millosevich, che fu grande estimatore, e amico, e sapiente consigliere di Vittorio Bottego…”
Subito dopo
l’inaugurazione del monumento i convenuti si recarono all’Università per l’inaugurazione del Museo Bottego[30] ed
alla sera presso l’albergo alla Croce Bianca si tenne il banchetto offerto dall’Amministrazione Comunale in onore del Comitato del monumento a Bottego ove l’architetto Edoardo
Collamarini porse allo Ximenes il saluto degli artisti parmigiani.
Al pomeriggio, nel nuovo ippodromo, si era tenuto il Concorso Ippico con 3 categorie: percorsi ad ostacoli, gara in elevazione sulla barriera e gara in estensione sulla riviera e due premi: il Premio Bottego per Corsa Siepi per gentlemen riders ed il Premio Enza per Corsa Siepi per gentlemen rideres[31].
Nelle varie sedute per la costituzione definitiva della Società si procedette alla votazione degli organi dirigenti del sodalizio. Riuscirono eletti: Presidente Vito Volterra, vicepresidenti Giacomo Ciamician e Camillo Golgi, segretario Alfonso Sella, vicesegretario Pasquale Baccarini, amministratore Bonaldo Stringher, economo Giuseppe Folgheraiter ed alla costituzione di un Comitato di 8 membri: Giovanni Vailati (professore di storia delle scienze esatte), Guido
Castelnuovo (professore di geometria a Roma), Ferdinando Lori (Professore di elettrotecnica a Padova), Filippo Bottazzi (professore di fisiologia a Napoli), Vincenzo Tangorra (professore di economia politica), Gino Galeotti (professore
di fisiologia a Napoli), Umberto Ricci (impiegato al Ministero d’Agricoltura), Ernesto Lugaro (professore di psichiatria a Messina).
Il venerdì,
mentre continuavano i lavori del Congresso pel Progresso delle Scienze, presero il via i lavori del II Congresso nazionale delle Università Popolari[32] con
la partecipazione dei sodalizi di Bologna, Milano, Genova, Novara, Firenze, Padova, Perugia, Modena, Lanciano, Reggio Emilia, Guastalla, Borgo San Donnino e Trieste, in cui il prof. Muzio Pazzi di Bologna presentò una relazione insistendo sulla necessità che le Università Popolari non fossero aperte ai
soli operai per adeguarle alla massima “Aprite le porte del sapere a tutti, e sarà meglio per tutti”, successivamente intervennero i professori Pizzarello e Soglia sul tema degli Istituti di istruzione popolare e Biblioteche circolanti. Ultimo oratore fu il Prof . Padoa con una comunicazione sull’opportunità di fondare un consorzio fra tutti gli istituti popolari d’istruzione federati per l’acquisto dei mezzi didattici formativi. Dopodichè i congressisti si recarono in gita a Salsomaggiore e parteciparono ad un rinfresco
offerto loro da quella amministrazione comunale.
Anche gli studenti universitari colsero l’occasione per un loro congresso che si tenne dal 28 al 30 settembre e che ebbe come interludio una lettura di Cesare pascarella al Teatro Farnese.
Il 1°ottobre si ebbe nell’Aula Magna dell’Università l’inaugurazione del Congresso Oculistico presieduto dal prof. Camillo Gallenga cui portarono i saluti il
Rettore, prof. Pesci, il prof. Riva preside della Facoltà di medicina e l’assessore Cesare Cattaneo per l’amministrazione comunale. I congressisti iscritti risultarono 150 fra i quali il decano degli oftalmici prof. Reymond di Torino, Il prof. Angelucci di Napoli, il prof Albertotti, l’Axenfeld di
Freiburg, il Falchi di Pavia, Manzutto e Oblatk di Trieste, Ovio di Modena, Baiardi di Genova e la dott.ssa Ancona. I congressisti si riunirono a banchetto e chiusero il loro consesso con una gita a Salsomaggiore il 4 ottobre.
Non meno rilevante degli altri congressi è il Convegno interprovinciale delle Associazioni Agrarie presieduto dall’Avv. Lino Carrara con la partecipazione di
numerose associazioni emiliano-romagnole e lombarde e durante il quale si preparerà l’offensiva che gli agrari scateneranno contro le organizzazioni sindacali dei lavoratori della terra nel successivo 1908.
I festeggiamenti saranno conclusi il 6 ottobre con un corso mascherato nell’Oltretorrente e la proclamazione della Regina dell’Oltretorrente.
[1] Le informazioni sui festeggiamenti del settembre 1907 sono tratte dalla “Rivista dei Congressi e dei Festeggiamenti” se non diversamente indicato. Si ebbe la discussione sul tema de I più recenti progressi nella cura medico chirurgica delle malattie da
infezione con relatori i professori F.
Battistini, A. Ceccarelli, E Ferroni cui seguirono lettura e discussione di comunicazioni.
[2] Il prof. A. Bartolucci tenne una relazione sul tema della Profilassi dell’afta epizootica.
[3] Le acque termali da tavola furono oggetto di una relazione del prof. V. Lucchini.
[4] La sezione Medico chirurgica ebbe come relatori U. Gabbi, Sulla opportunità di provvedimenti legislativi per la profilassi della polmonite e R. Massolongo, Il problema sessuale; nella seconda sezione presentarono relazioni P. Stazzi, Profilassi della tubercolosi mentre nella terza intervennero A. Bussolati, Le presenti condizioni della professione farmaceutica in Italia ed A. Dian, Specialità farmaceutiche.
[5] Da parte dell’Associazione dei Medici Condotti esternarono i loro riconoscimenti al Sindaco il Presidente del sodalizio dott. Brunelli ed il dott. Dalla Valle.
[6] Intervennero: per la prima sezione U. Brunelli, Della necessità di migliorare la posizione del medico
nell’interesse pubblico dei servizi sanitari ed igienici e T. Montanari, Sulla migliore organizzazione del servizio di supplenza pei medici condotti; per la sez. medico veterinaria U. Poppi e A. Quaranta, L’ordinamento attuale
delle condotte veterinarie dal lato giuridico mentre per l’ultima sezione G. Griggi svolse la relazione su Capitolati e Regolamenti per le farmacie consorziali e municipali secondo le disposizioni del regolamento 19 luglio 1906.
[7] Svolta dal prof. N. D’Ancona.
[8] I partecipanti al Congresso Sanitario interprovinciale risultano 660 secondo l’elenco apparso su “La Gazzetta di Parma” del 18 settembre 1907; ai medesimi con la tessera di riconoscimento ricevevano il distintivo offerto dal Municipio, un volume su
Parma, i biglietti d’ingresso al Teatro Regio per lo spettacolo d’onore del giorno 18 ed il biglietto d’invito per il ricevimento del giorno 19. Inoltre la tessera di riconoscimento dava loro diritto all’ingresso gratuito nella Galleria e nei Musei della città nonché presso il Museo Antropologico annesso
all’Istituto di Medicina Legale dell’Università.
[9] La Rivista del Touring Club del numero di settembre recava quattro pagine sul Convegno nazionale del sodalizio con un articolo di C.N.Gatti e sei fotografie della città: la Cattedrale, S. Giovanni, il Teatro Farnese, la Galleria, la Steccata, il
Palazzo della Prefettura ed una panoramica della città, in “Gazzetta di Parma”, 11 settembre 1907.
[10] Fra le personalità sul palcoscenico ricordiamo, oltre al Sindaco, il Prefetto Doneddu, il cav. Torrigiani, gli onorevoli Cardani, Faelli ed Agnetti, il generale Panizzardi, l’avv. Lusignani, l’ing. Tedeschi e gli assessori Cattaneo, Pellacani e Rondani, il comm. Ettore Candiani, assessore di Milano e Capo Console del
Touring, il comm. Johnson direttore generale del Touring, il cav. Negri, il prof. Ottone Brentari, il cav. Gabbi, presidente della Sezione del Touring, il segretario generale del Comune di Parma avv. Ghidoni, l’avv. Paliasso, l’avv. Tardini, il dott. Conte Calvi.
[11] L’ordine d’arrivo: 1. Charming
Captain del cav. Berti, 2. Caos di Sesana, 3. Impero del marchese di Bagno, 4. Giolitti di Tamberi-Gargiulo.
[12] L’ordine di arrivo: 1. Kirkwood
di Lamma, 2. Wainscott di Borgatti, 3. Nelly Gay di Tamberi.
[13] L’ordine di arrivo: 1. Gitano
di Abelli, 2. Scornetta di Romanelli, 3. Cont Hershel dei fratelli Giorgi.
[14] L’ordine di arrivo: 1. Zolfanello
di Sesana, 2. Gallia del comm. Di Bagno.
[15] “L’Idea”, 28 settembre
1907.
[16] Gli interpreti della
stagione, molti dei quali passati alla storia dell’opera lirica, era composto (in ordine alfabetico) da: Arimondi Vittorio, Bassi Amedeo, Bonci Alessandro, Cristalli Italo, De Cisneros Eleonora, Frances Alda, Giaconia Giuseppina, Magini Coletti Antonio, Mansueto Gaudio, Matini Amina, Mazzoleni Ester, Perellò
di Segurola Andrea, Rapisardi Nunzio, Sammarco Mario, Venturini Emilio, Viale Aurelio, Volponi Antonio, Zeppilli Alice, Pulcini Attilio. Presso il negozio di Arturo Zanardi, in via Cavour, vennero posti in vendita dischi della Società Italiana di Fonotipia con registrazioni di Alessandro Bonci, Amedeo Bassi,
Antonio Magini-Coletti e Mario Sammarco.
[17] Contribuirono al restauro lo scultore Ettore Ximenes e l’architetto Lamberto Cusani.
[18] Oltre al Sindaco di Parma erano presenti sul palcoscenico il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Rava, il sottosegretario alle Finanze, on. Vittorio Cottafavi, il Rettore dell’Ateneo, Prof. Leone Pesci, l’on. Cardani, presidente del Comitato locale
coordinatore del Congresso, e dal Prefetto Doneddu.
[19] Che vengono di seguito indicati nell’ordine rispettivo.
[20] Il prof. Arzelà parlò sul tema Rapporto sulla teoria degli insiemi, seguirono le comunicazioni di Fubini, Intorno ai recenti metodi nella risoluzione del problema di
Birichell; Burgatti, Sulle equazioni differenziali; Amaldi, Intorno agli ultimi risultati della teoria dei gruppi continui di trasformazioni; Somiglianza, Sulla preparazione
matematica degli allievi ingegneri; Cerruti, Le matematiche pure e miste nei precedenti Congressi della Società Italian pel progresso delle scienze.
[21] G. Maiorana tenne una conferenza su La telefonia senza fili.
[22] Durente il Congresso l’Azienfda speciale per l’illuminazione elettrica del Comune di Parma offerse, all’Hotel Croce Bianca, un banchetto agli elettrotecnici convenuti a Congresso.
[23] Essendo indisposto il discorso inaugurale venne letto dal prof. Millosevich.
[24] Intervennero: Pasquale Baccarini, Intorno ad una nuova ipotesi di evoluzione a rovescio; Detoni, Spigolature Aldrovandiane,
Traverso, Alcune osservazioni a proposito della Selerospora Graminicola; Goiran, Note ed osservazioni botaniche.
[25] Relazionarono: Sergi, Di una classificazione razionale dei gruppi umani, G. Ghirardini-A. Alfonsi, Gli
ultimi scavi nella palafitta di Arquà Petrarca.
[26] Intervenne con una comunicazione dal titolo Sezioni sperimentali sulle parti profonde del cervello.
[27] Inaugurò i lavori della sezione con un discorso sul tema La scienza dell’economia politica: quali elementi e insegnamenti nuovi riceve dagli odierni esperimenti sociali di tutte
le nazioni civili. Successivamente intervennero A. Graziani, Correlazioni e casualità nei fatti sociali; V. Tangorra, La tecnica finanziuaria come materia d’induzione teorica e di studi terici-descrittivi.
[28] Fra le diverse iniziative collaterali alle manifestazioni ricordiamo la stampa della Guida Artistica, di oltre 240 pagine, cui collaborarono Laudadeo Testi, Direttore della Pinacoteca,
ed i proff. Ceccherelli, Cattaneo, Gardenghi, Truzzi, Della Valle ed altri e la cartolina ricordo con gli interpreti della stagione prodotta dall’editore Luigi Battei.
[29] Attorno al Monumento oltre ai Congressisti vi erano rappresentanze dell’esercito, dei veterani del 1848 e 1849, dei Veterani “Patria e Re”, dei superstiti di San martino, l’avv.
Bagatti con il labaro massonico della Loggia Alberico Gentili, il Consolato Parmense del Touring Club, il Club Alpino Italiano, le rappresentanze di sodalizi sportivi cittadini e due squadre di alunni del Collegio Maria Luigia e dell’Orfanotrofio Vittorio Emanuele II.
[30] Il 26 settembre 1907.
[31] La giuria era presieduta dal colonnello Ernesto Massolin Comandante del Reggimento Lancieri Vittorio Emanuele II, dal ten. Col. Italo Rossi, dal ten. Col. Gaetano Calvi, dal maggiore Carlo De-Seignaux, dal capitano Arnaldo Lambertini, dal dott. Lionello
Bondi, Marcoberto Levi dal capitano Luigi Magnani, dal barone Andrea Ferrari e dal dott. Angelo Tedeschi.
[32] L’Ufficio di presidenza del Congresso risultò composto dal Prof. Pullè, presidente, dalla professoressa Stefania Omboni di Padova, dal prof. Alfieri Rascovich di Trieste, dal prof.
Gustavo Padoa di Firenze, dal Prof. Levi Morenos di Venezia e dal prof. De Giovanni con funzioni di segretario. Il Congresso ebbe luogo dal 27 al 29 settembre.