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PAOLO SCARPA: A SOSTEGNO DELLA COOPERAZIONE SOCIALE, CONTRO LA LOGICA DEL “MASSIMO RIBASSO”

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Nei giorni scorsi si è chiuso il bando per la gestione del Servizio di Integrazione scolastica per i prossimi anni, fra un mese saranno aperte le buste con le proposte presentate e verrà insediata una commissione per la valutazione delle offerte che difficilmente potrà avere un esito prima di agosto.

E’ l’ennesimo episodio che dimostra scarsa considrazione per un sistema sociale vivo, che a Parma viene sistematicamente umiliato da logiche di profitto che non dovrebbero competere a un ente pubblico. Il sistema sociale di parma è storicamente basato su cooperazione sociale, operatori ed educatori di gradìnde livello, che non possono finire sotto la spada di damocle di affidamenti e appalti che penalizzano qualità del servizio e tradizione di solidairierà e efficenze tipiche della soria di Parma. Diciamo basta a questi metodi!

Ho letto con interesse ed attenzione le considerazioni espresse dagli educatori nel loro comunicato e mi conforta apprendere che molte delle loro richieste sono in sintonia con gli obiettivi e le azioni che la coalizione che rappresento intende perseguire se i cittadini di Parma ci affideranno l’amministrazione della città. 

La logica dei bandi che ripresentano, in fome diverse, la logica del massimo ribasso come metodo di scelta penalizza il sistema sociale consolidato con danni per gi opeatori, il servizio e tutta la cooperazione sociale.

La figura dell’educatore ha assunto in questi ultimi anni un rilievo primario nell’organizzazione del tempo scuola, soprattutto a fronte dei consistenti tagli operati a livello ministeriale sul personale ausiliario e sui docenti addetti al sostegno e all’integrazione degli alunni disabili. Il delicato compito che gli educatori svolgono, fatto di relazioni e di fiducia con chi si trova in difficoltà, richiede una continuità che solo la stabilità contrattuale e la valutazione delle complessive esigenze annuali delle istituzioni scolastiche possono garantire.

E’ indispensabile ripensare il modello di gestione di questo servizio essenziale. Gli alunni, i genitori e le scuole non possono vivere nell’incertezza, ma devono poter contare in modo stabile e continuativo su quelle che divengono importanti figure di riferimento per l’intera comunità scolastica. Gli educatori, d’altra parte, hanno il diritto ad una condizione contrattuale che ne limiti per quanto possibile la precarietà, specie a fronte di un investimento psicoemotivo quale quello richiesto dal loro ruolo.

Ovviamente questo potrà avvenire fra due anni, alla scadenza del nuovo contratto. Due anni che devono servire a ripensare il servizio, avendo come obiettivo centrale il progetto personalizzato e la qualità del lavoro. Stabilizzare significa migliorare le condizioni dei lavoratori, ma anche non disperdere l’esperienza e gli investimenti in formazione che si fanno: significa che il Comune si fa garante nei confronti dei cittadini della qualità dei percorsi educativi ed assistenziali e della formazione del personale, anche se dipendente da soggetti terzi.

Paolo Scarpa

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