Bisogna essere dei capolavori, tutti dovrebbero essere dei capolavori. L’opera non ha autore.
Prima delle bagarre giovanilistiche di ognuno di noi bisognerebbe rimeditare il dizionario degli etimi, cioè l’etimologia.
Mi spiego, cominciamo dall’ossìmoro o dall’ossimòro che dir si voglia.
Cos’è un ossimòro? L’ossimòro è l’accostamento di due termini assolutamente inavvicinabili.
" La provvida sventura " in Manzoni è l’esempio di un ossimòro e ciò significa che la Provvidenza è veramente catastrofica.
Esaminiamo gli etimi di "studente", "studière", di "studio" e la "scuola".
La scuola – Dante negli etimi – è il corpo insegnante laddove si insegna non mai laddove s’apprende qualche cosa. "Skolé" dall’etimo greco è una confraternita, una congrega, una sinagoga: la sinagoga è una confraternita.
Il termine di scuola – come sinagoga, congrega, confraternita – sta a significare il termine riposo, laddove non si studia, laddove vi è una palestra e ci si va a rilassare a dispetto del corpo insegnante: questa è la scuola.
Lo studente, o lo studière, sempre nei dizionari degli etimi, si configura, nientemeno, come colui che desidera; e, allora, vedete che scuola e studiare e lo studio sono due antitesi: cioè non puoi convivere, non c’è nulla da scioperare.
Escludiamo le facoltà come medicina, ingegneria, la scuola materna, la scuola universitaria, dell’obbligo ecc. Vediamo che tutte le facoltà umanistiche – io sono un anti-umanista – ma non per questo, non c’entrano nulla. Non si può andare laddove si insegna per apprendere; per apprendere bisogna disapprendere; quando poi si apprende si fa doppia fatica: quindi sono ore buttate via.
Non bisogna invocare lo Stato, lo Stato deve smettere di governare, lo Stato detta sempre dei codici; si finisce nella rappresentazione e ogni rappresentazione è sempre e comunque
– ahinoi – rappresentazione di Stato. Non so se sia chiara l’antitesi tra studio e scuola.
Si studia desiderando. Questo è lo studio.
La scuola invece è la palestra dell’ozio, per gli scioperati, per chi ha tempo da perdere.
Salvatevi finché siete in tempo.
Carmelo Bene
"Il Laureato Bis" – Rai
SOKRATES n°1 – 11 Aprile 1996