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Come dal ciel precipita: memoria storica di musica parmigiana
Ho letto l’articolo a pag 10 del 28/4/2022 sulla Gazzetta di Parma [DOC.PDF] che qui riporto:
«Festival, maestranze sempre più ignorate» «Con Vignali portavano Verdi nel mondo»
Lo afferma l’Associazione «Parma è Cultura»: «Festival, maestranze sempre più ignorate» «Con Vignali portavano Verdi nel mondo» «Con grande sorpresa e sconcerto apprendiamo che il sindaco Federico Pizzarotti e la direttrice del Teatro Regio Anna Maria Meo hanno organizzato per la serata di oggi una cena a New York per pubblicizzare l’edizione 2022 del Festival Verdi. Con amarezza e rimpianto ricordiamo gli anni in cui erano le maestranze artistiche cittadine ad essere invitate in giro per il mondo come esempio di professionalità, qualità e competenza artistica. Ci riferiamo al periodo dell’amministrazione di Pietro Vignali, che aveva salvaguardato l’attività dell’Orchestra del Teatro Regio di Parma, permettendole di lavorare e diventare un’eccellenza artistica conosciuta, apprezzata e ricercata in tutta Italia e nel mondo. Questo grazie al nuovo format del Festival Verdi che proprio lui aveva ideato e realizzato, con eventi quotidiani e diffusi in città per tutta la durata di settembre e ottobre». Lo afferma in una nota l’associazione Parma è Cultura. «Continua dunque l’insostenibile opera di svilimento delle maestranze artistiche cittadinanze che – dopo aver assistito attonite e incredule all’affidamento dell’inaugurazione del Festival Verdi ai complessi artistici del Comunale di Bologna – ora si vedono utilizzate in maniera strumentale dai vertici del Teatro Regio dopo che per 10 anni l’amministrazione comunale non ha fatto nulla per ascoltarle e incentivare il loro lavoro, arrivando addirittura al doloroso smantellamento proprio dell’Orchestra del Teatro Regio di Parma. Lo stesso triste destino a cui rischiano di arrivare anche le maestranze tecniche». RC
Questa nota di fatto anonima che voi pubblicate è piena di falsità e inesattezze. Angela Spocci, Presidente dell’associazione “Parma è cultura” non vi ha rilasciato né inviata questa dichiarazione, quindi è frutto semmai delle fantasie della “Redazione Cronaca” o “Rifondazione Comunista” con cui viene firmato l’articolo con la sigla “RC”. Per approssimazione di idee mi pare un gruppo voluto da Pietro Vignali recentemente costituito in un incontro al Cubo di Parma a cui non andai, seppur invitato, non avendo il greenpass. Se così fosse sarebbe pietoso. La solita “furbizia” del nostro Pietro che si nasconde dietro una sua associazione. E se tale è, diventa un publiredazionale che rientra nella campagna pubblicitaria politica e come tale deve essere indicato. Avete scritto che è dell’Associazione Parma è cultura, ma senza la firma di alcun rappresentante è come se fosse anonima vista la recente costituzione di questa associazione ai più sconosciuta. Se fosse una comunicazione o lettera inviata da uno dei soci della associazione si dovrebbe conoscere nome e cognome, come si firmano tutte le lettere inviate. Anche se immagino chi possa essere. Non capisco però questo vostro incomprensibile anonimato poiché dalla “Associazione Parma è cultura” di cui noto solo la banalità del nome (ogni città in quanto tale è cultura, anche un campo di pomodori lo è. Forse che Firenze, Lodi, Pavia, Verona, Napoli, Palermo non le sono? Ripetiamo Vignali il culturume ubaldiano a te così caro di: “Parma capitale della musica”? Che tanto fece indignare Zeffirelli!). A me non risulta che da questa associazione sia stato inviato alcunché almeno dalla Presidente. Però cercherò di approfondire.
E se è opera vostra, ancora peggio. Significa che siete totalmente disinformati o dei falsari. Non capisco, poi, la scorretta necessità di sostenere un candidato sindaco, a discapito degli altri. Ma arrivare al falso storico e ad attribuire dichiarazioni a chi non le ha dette è veramente sconveniente e ingiustificabile. Ma penso sia opera del nostro ex Sindaco Vignali con l’aiuto di un suo fedele ghostwriter. Supposto questa “furbata”, ciò che viene pubblicato deve essere almeno verificato nella sua attendibilità di informazioni, per non cadere nelle fakenews.
Allora diciamola tutta la storia del Teatro Regio di Parma a presidenza Pietro Vignali (sindaco di Parma dal giugno 2007 al 28 settembre 2011), vi rinfresco la memoria:
quando fu costretto a dimettersi, lasciò la Fondazione con tutto il capitale fondativo eroso (-2 milioni circa di euro; 11 milioni di debiti nei confronti di fornitori tra cui molti artisti) che accettarono una dilazione dei pagamenti proposta e garantiti da Carlo Fontana che subentrò a Mauro Meli, e il risanamento amministrativo elaborato con un piano industriale dal Maestro Luigi Ferrari approvato in Consiglio Comunale. Sulla orchestra a chiamata la OTR (di Maghenzani e Pellegrini iscritta all’UPI) da voi citata e sempre sostenuta dalla Gazzetta di Parma, come “un’eccellenza artistica” è fallita; dal 16/06/2012 la società è in liquidazione, e lo stesso Enrico Maghenzani ne è il liquidatore. Se fosse stata la magnificenza da voi decantata, apprezzata da importanti direttori d’orchestra, perché terminate le ingenti risorse economiche ricevute dal Regio è finita? Nessuna orchestra, gestita secondo le normative vigenti, può sostenersi senza la partecipazione pubblica in quanto è un bene comune. Mentre i Pellegriner si vantavano di essere lavoratori autonomi pagati per le giornate lavorative, facendo però conto sulle remunerazioni dei conservatori o delle orchestre stabili. Tutto da leggere l’ articolo di Jenner Meletti con le dichiarazioni dei mudicisti su La Repubblica [LINK]
Tutto parte con La Convenzione stipulata nel 2003 tra l’Associazione Parma Opera Ensemble (POE) e la Fondazione Teatro Regio. Con le firme di Gianfranco Carra e Sergio Pellegrini. L‘Orchestra del Teatro Regio di Parma non ha mai partecipato, né vinto un appalto tramite bando né attraverso trattativa negoziata. Dal 2001 iniziò l’attività della nuova orchestra a chiamata gestita da Pellegrini e Maghenzani attraverso l’associazione POE (Parma Opera Ensemble) e dal 2003 regolata da una Convenzione. Da allora la Toscanini (una ICO) fu estromessa, di fatto, dal Regio.
Quando l’Associazione POE “chiude l’attività” perché i conti già non tornavano. si legge nel verbale del CDA della Fondazione del 31/01/2012, nella Convenzione subentra la società OTR srl (Orchestra Teatro Regio) costituita il 07/10/2006 che in modo totalmente arbitrario e senza alcuna autorizzazione utilizza nella ragione sociale il nome Teatro Regio di Parma. Vi è l’appropriazione “ingiustificata” del nome in quanto come si evince al punto 1 della Convenzione firmata l’08 agosto 2003 era la Fondazione che “denominava il complesso orchestrale” messo a disposizione da POE e successivamente, con una lettera integrativa del 02/01/2007, dalla OTR srl. Ma guarda caso proprio alcuni mesi prima che scadesse il 2° mandato di Ubaldi.
Chi ha autorizzato Sergio Pellegrini in qualità di Presidente ad utilizzare il nome Teatro Regio di Parma nella srl? Cosa non prevista dalla Convenzione. E come è possibile che questo si sia protratto così a lungo?
Il Sindaco e Presidente Pietro Vignali nulla aveva da dire? Allorché più volte sollecitato, sia lui che il suo Assessore Luca Sommi anche dal sottoscritto. Perché lasciò usare il nome del Teatro Regio nella denominazione sociale della società srl senza averne l’autorizzazione? L’orchestra a chiamata voluta da Elvio Ubaldi che estromise l’orchestra Arturo Toscanini, tra le migliori ICO (Istituti concertistico orchestrali) italiane, per un dissidio politico con l’allora sovrintendente Gianni Baratta. Fu stesa una convenzione in cui venivano stabiliti i compensi anche dei musicisti a chiamata. Vorrei ricordare che La Toscanini è stata da sempre l’orchestra del Teatro Regio, fino alla Battaglia di Legnano del 1999.
Nel verbale del 31/01/2012 della Fondazione Teatro Regio di Parma viene inoltre ripercorso l’aspetto economico della OTR: “il compenso unitario lordo (più IVA) per prestazione giornaliera, stabilito inizialmente in euro 130, è stato rivalutato nel corso degli anni passando a 150 dal 2006 al 2007, euro 170 dal 2008 al 2010, euro 180 nel 2011.
Il 22/03/2012 viene costituita un’altra società con 11 soci rispetto ai 37 della precedente con il nome “Nuova Orchestra Teatro Regio di Parma srl” con sede legale in via Garibaldi 16 a Parma, ossia all’interno del Teatro Regio. Presidente sempre Sergio Pellegrini.
Nel cda della Fondazione Teatro Regio del 04/04/2012, si nota però un ripensamento di tutti i componenti. Ciclosi, con il suo alto senso di responsabilità verso le Istituzioni, aveva capito di aver sbagliato!! E non fu la sola volta. Lui che diceva di parlare per atti. E questi li sono.
Dopo la precedente approvazione, infatti, stranamente sempre tra le “varie e eventuali” al 6 punto dell’Odg, si legge: “Il Presidente rappresenta l’opportunità ad evitare dubbi e incertezze che la metodologia adottata per il rinnovo della Convenzione stipulata dal Teatro Regio con la Orchestra Teatro Regio srl sia attentamente riesaminata alla luce sulla normativa dei contratti”. L’allora Segretario Generale, Gianfranco Carra, “concorda con il Presidente, ritenendo che sia giunto il momento, di approfondire alcuni aspetti giuridici del rapporto che lega il Teatro Regio alla società che gestisce l’orchestra”.
Condividendo l’analisi del Presidente e preso atto dell’intervento del Segretario generale il Consiglio all’unanimità delibera “di affrontare la problematica relativa all’orchestra e alla Convenzione stipulata adottando quelle soluzioni procedurali che consentano di mettere in sicurezza le scelte del Consiglio nel rispetto della trasparenza e delle norme”.
E cosa dice la legge? Il Decreto legislativo 163/2006, denominato anche Codice degli appalti, identifica chiaramente la Fondazione Teatro Regio di Parma come un “organismo di diritto pubblico” anche se di denominazione privata. Quindi, la Fondazione è soggetta all’applicazione della norma che regola lo svolgimento degli appalti.
Entrando nello specifico, la norma dice chiaramente che, anche se in particolari casi non è necessaria la pubblicazione di un bando di gara (come per ragioni di natura tecnico-artistica), le stazioni appaltanti possono aggiudicare contratti pubblici mediante gara negoziata. Cosa che non è assolutamente successa quando la Fondazione Teatro Regio ha firmato la convenzione con l’Orchestra né con l’Associazione POE né con i successivi soggetti subentrati illegalmente.
Tecnicamente, la “Nuova Orchestra del Teatro Regio di Parma srl” è un fornitore della Fondazione Teatro Regio di Parma a cui è stato richiesto un particolare servizio regolato da una convenzione e però non si capisce a quale titolo la società sia subentrata e chi ne abbia autorizzato il prosieguo.
La legge inoltre dice chiaramente che “il cambio o la modifica della ragione o della denominazione sociale di Ditte o società commerciali dev’essere seguito dalla stipulazione di un nuovo contratto“.
In questo caso abbiamo avuto ben due subentri senza alcun nuovo contratto.
La convenzione firmata nel 2003 tra Fondazione Teatro Regio di Parma e POE (Parma Opera Ensemble) è stata trasferita a “Orchestra del Teatro Regio di Parma srl” e successivamente interveniva la “Nuova Orchestra Teatro Regio srl”.
Ma non finisce qui. L’art. 5 della convenzione firmata il giorno 8 agosto 2003 dice testualmente che “[…] l’accordo si intenderà rinnovato per un uguale periodo di tempo (3 anni…) nel caso in cui nessuna delle due parti notifichi all’altra la propria volontà di non rinnovarlo […]“.
Purtroppo, per Maghenzani e Pellegrini, l’art.67 punto 7 del d. lgs 163/2006 dice:
“E’ in ogni caso vietato il rinnovo tacito dei contratti aventi ad oggetto forniture, servizi, lavori, e i contratti rinnovati tacitamente sono nulli“.
L’orchestra del Teatro Regio di Parma srl non è della Fondazione Teatro Regio, come si potrebbe immaginare, anche dal testo pubblicato in Gazzetta, ma di privati. Non è una orchestra stabile, ma a chiamata, costituita da professori per lo più con altri incarichi in Conservatori o Orchestre, gestiti da Enrico Maghenzani e Sergio Pellegrini.
Tutto questo sotto gli occhi vigili di Vignali, Meli e Gianfranco Carra (140.ooo euro +Iva). Vogliamo allora parlare della eccelsa attività gestionale e artistica di Mauro Meli a cui il Teatro Regio di Parma deve onori e gloria? Così ben voluto, amato e sostenuto anche dall’ex Presidente UPI Giovanni Borri. Aveva due contratti uno come sovrintendente (336.000 euro anno così ripartiti:
-retribuzione lorda annua 200.000
-indennità di trasferta 10.000
-oneri previdenziali 55.000
-rimborso spese 40.000
-TFR 14.000
-benefit 15.000
-polizza infortuni 2.000;
il secondo per la direzione artistica (50.000 euro+ IVA) stipulato con la sua società “Promozione Arte SAS”, sede a Milano, rappresentante Mauro Meli.
Quindi tutto ciò che voi state accreditando come gloria internazionale era totalmente illegale e fuori da ogni logica di costi. Destinata al fallimento. E non è vero che in 10 anni l’amministrazione comunale non ha fatto nulla.
Il 28/07/2012 il Sindaco Pizzarotti, concordato con l’amministratore esecutivo Carlo Fontana (con incaricato dal 1 ottobre 2012) ha effettuato giustamente una scelta artistica, economica, amministrativa sostituendo la compagine dei Pellegriner (OTR) che dal 2001 in forza di accordi politici, nient’altro di più, suonava nel teatro parmigiano attraverso una Convenzione nulla. Fontana in un incontro pubblico al ridotto del Regio rispose a Maghenzani: “Sono qui per riportare la legalità”.
Fontana sistemò con accordi programmati le vertenze sindacali con gli stagionali.
Il Coro trovò un suo assetto organizzativo stabile in una unica cooperativa.
La Toscanini tornò a suonare al Regio dopo anni di forzato esilio voluto dal sindaco Elvio Ubaldi e sostenuto malamente e vergognosamente dal suo successore Pietro Vignali e dall’Assessore Luca Sommi.
Fontana riuscì poi a incassare un importante tranche di 1.500.000 euro da Arcus incagliati dal 2010 di finanziamento per il Regio rimasto bloccato dalla burocrazia romana per responsabilità parmigiane.
Chi rimise in sesto il Teatro Regio dalla deriva in cui si era cacciato, furono Carlo Fontana e Luigi Ferrari. Nessun merito può attribuirsi Pizzarotti se non quello di aver portato Carlo Fontana e Luigi Ferrari (a seguito di pressioni giornalistiche e incontri con addetti ai lavori), come risanatori del Teatro Regio che viaggiava in pessime acque economiche e artistiche.
Alla OTR srl in fallimento (di Maghenzani e Pellegrini) furono pagati in 2 tanche tutti i suoi crediti 542.000 euro, maturati nella gestione Vignali-Meli.
Su sentenza della magistratura dovette lasciare i locali occupati e rinunciare al nome Teatro Regio di cui non aveva mai avuto la disponibilità. Perse inoltre la causa intentata alla Fondazione Teatro Regio per 3.670.000 euro.
Vignali non aveva realizzato nessun nuovo format del Festival Verdi (Verdi off con la poltrona rossa sotto i portici del Grano) e qualche poster nei negozi. il Verdi off si sviluppò successivamente con l’arrivo di Fontana. Il Festival Verdi è stato voluto e ideato da Andrea Borri [LINK]. Molto interessante ciò che scrisse Elena Formica giornalista di grande cultura musicale, purtroppo prematuramente scomparsa, che ricostruì la storia del Festival Verdi dalle origini [LINK].
Detto questo, “l’Associazione Parma è cultura” dovrebbe studiare e informarsi prima di scrivere fesserie e falsità.
E veniamo ai giorni nostri:
Condivido in toto le richieste di Manuel Ferrando (Presidente della cooperativa del coro) ai candidati sindaco, presenti nell’articolo “Regio le domande ai candidati sindaco” affinché vi sia chiarezza sul loro importante impegno artistico.
Per ora nessuno ha presentato un preciso indirizzo e impegno politico sul Teatro Regio, nemmeno il candidato Michele Guerra, attuale assessore alla cultura. Con la fine dell’Amministrazione Pizzarotti decadranno i componenti del CDA che dovranno essere nominati dai soci (Comune di Parma, Fondazione Cariparma, Fondazione Monte). Il CDA poi dovrà nominare il direttore generale e artistico. Anche per la dottoressa Meo, infatti, decade l’incarico con l’uscita di Federico Pizzarotti.
Pizzarotti e dottoressa Meo vi sembra il caso di organizzare a NewYork la presentazione del FV 2022 in cui Bologna è divenuta partner istituzionale appropriandosi di fatto del nostro prestigioso Festival Verdi (qual è il do ut des politico non certo artistico?) in cui la prima del cartellone “La forza del destino” vede nella composizione artistica l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna, e di Parma, sede della cultura verdiana, nulla e così pure Busseto. E’ forse questo il modo di valorizzare le nostre masse artistiche che da anni perdono giornate di lavoro e remunerazioni?
Il Festival Verdi in particolare sembra divenuto un contenitore per altre masse artistiche; il più penalizzato pare essere il Coro di Parma. Di seguito le edizioni dei Festival Verdi dal 2016 con l’impiego delle masse artistiche:
–Programma 2016 FV:
Opere: Don Carlo, Trovatore, Giovanna D’Arco, Masnadieri (teatro di Busseto), 4 pezzi sacri.
Attività del Coro del Regio: ore 3979 per un costo di 457.585 euro, un lavoro di 76 giornate;
–Programma 2017 FV:
(primo anno di collaborazione con Bologna)
Opere: Jerusalem, Falstaff, Requiem, Stiffelio al (Teatro Farnese) Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna.
Attività del Coro del Regio: ore 2.752 per 316.480 euro, un lavoro di 42 giornate.
–Programma 2018 FV:
Opere: Magbeth, Attila, Concerto di Roberto Abbado, Un giorno di Regno (teatro di Busseto). Orchestra e Coro di Bologna; Le Trouvère (Teatro Farnese) con Orchestra e Coro di Bologna.
Attività del Coro del Regio 2678 ore per un totale di 267.800 euro a fronte di 41 giornate.
–Programma 2019 FV:
Opere: Nabucco, Due Foscari, Concerto di Roberto Abbado.
Aida di Zeffirelli (Teatro di Busseto) Orchestra e Coro di Bologna; Luisa Miller (Chiesa San Francesco dal Prato) Coro e Orchestra di Bologna; locazione forzata in quanto il sovrintende Verde non ne voleva più sapere di ospitare un’opera al Farnese essendo stati arrecati danni durante lo Stiffelio nel 2017. [LINK]
Attività del Coro del Regio: 2561 ore per un costo di 256.100 euro, lavoro di 42 giornate.
–Programma 2020 FV:
sospeso per covid. Sostituito con “Scintille d’Opera” al Parco Ducale di Parma: Macbeth in francese in forma di concerto, Ernani in forma di concerto e Requiem. Coro del Regio. Macbeth ha vinto il XXXX Premio Franco Abbiati della Critica Musicale Italiana. Il riconoscimento è stato annunciato il 17 aprile scorso ed è stato consegnato a Milano presso gli Amici del Loggione nella Cerimonia di premiazione e presentazione dell’Annuario della Critica Musicale Italiana 2021 e della Cronologia 1981-2021 del Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati”. Un’esecuzione in forma di concerto che ha rappresentato la prima ripresa assoluta dalla prima esecuzione a Parigi nel 1865 del melodramma in quattro parti di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei, tradotto in francese da Charles Louis Étienne Nuittier e Alexandre Beaumont, presentato al XX Festival Verdi nell’edizione critica della partitura curata da David Lawton, revisionata da Candida Mantica. Non è stato possibile “ospitare” Bologna a causa delle restrizioni anti Covid-19.
-Programma 2021 FV:
Opere: Simone Boccanegra in forma di Concerto, Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna;
Ballo in Maschera; coro Teatro Regio, Orchestra La Toscanini;
Concerto Corale di Roberto Abbado. Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Coro del Teatro Regio di Parma;
Messa da Requiem: Dirige Daniele Gatti orchestra sinfonica nazionale della RAI, Coro del teatro Regio.
Attività del Coro del Regio: 1754 ore ad un costo di 192.940 euro. Lavoro di 27 giornate.
–programma 2022:
Opere: La Forza del Destino, Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna;
Simone Boccanegra orchestra La Toscanini, Coro Teatro Regio;
Messa da requiem, orchestra sinfonica Rai dirige Michele Mariotti, coro Teatro Regio;
Il Trovatore al Teatro Magnani di Fidenza orchestra La Toscanini e coro Teatro Regio;
Simon Boccanegra nella sua versione rivista da Verdi, Orchestra La toscanini, Coro Teatro Regio;
i Quattro pezzi Sacri, Orchestra e Coro del Maggio Fiorentino;
Attività del Coro del Regio: 22/24 giornate ancora da definire
Totalmente dimenticato Busseto.
Il Coro se non lavora, si scioglie non avendo un contratto stabile, ma a chiamata. Quella con il Teatro Comunale di Bologna non è una coproduzione, né una collaborazione, ma un vero e proprio scippo del marchio Festival Verdi, solo di Parma, riconosciuto e finanziato a livello nazionale. Bologna, in questo caso, opera solo a discapito del Regio di Parma. Non solo, ma figurando come partner istituzionale, i proventi migliorativi del Fus annuale, calcolati sul borderò e la biglietteria, comprese la quota parte delle sponsorizzazioni raccolte per il Festival Verdi calcolati sulla attività del 22, ma percepibili nel 23 andranno a Bologna e non a Parma. E’ cosa nota che il bilancio del Teatro Comunale di Bologna non gode di buona salute. Bonaccini non può togliere risorse economiche al Teatro Regio per bilanciare la sua deficitaria situazione.
Il Coro di Parma portatore della vocalità verdiana riconosciuta da tutta la critica, vede volatilizzarsi le possibilità di lavoro a fronte di una presenza sempre più ingombrante del partner istituzionale di Bologna.
Che senso ha tutto questo? Sarebbe come se il festival Mozartiano di Salisburgo presentasse in cartellone alla inaugurazione l’orchestra e il coro de La Scala di Milano (il paragone è ingeneroso verso Milano con Bologna, ma calzante).
Dall’estero vengono a Parma per assaporare e respirare l’atmosfera musicale di cui L’orchestra ne ha il suono e il Coro la vocalità. Immergersi nella enogastronomica parmigiana. Questa operazione con Bologna non ha senso.
Non condivido infine la scelta del maestro Roberto Abbado come direttore principale del Festival Verdi in conflitto di interessi in quanto è pure direttore principale della Filarmonica di Bologna.
Si poteva puntare su un altro Maestro e filologo musicale per questo incarico.
Si riporti l’Orchestra Arturo Toscanini al ruolo che ha sempre avuto nella storia del Teatro Regio di Parma.
Termino questo escursus storico di musica parmigiana:
La dottoressa “Marameo” per New York ha fatto realizzare dalla sartoria e dal laboratorio di scenotecnica e scenografia dei cuscini verdiani a ricordo, da vendere, insomma le nostre maestranze sono utilizzate per costruire i gadgets con cui veicolare il nome e il marchio del teatro Regio di Parma e del Festival Verdi, che ripeto andrà in scena alla prima con l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna. E’ così che si incentivano le masse artistiche e tecniche?Senz’altro utili, questi gadgets, come complemento della loro attività, ma che dovrebbero essere impiegate in altro modo, dovrebbero essere utilizzate per produrre allestimenti scenici e i costumi teatrali (per sé e per gli altri teatri di tradizione in cui questi laboratori sono spesso assenti), con regie rispettose dei libretti che sono apprezzate dal pubblico e non con regie avventate senza capo né coda che quando non vengono buate hanno al massimo accoglienze molto tiepide. Regie spesso solo per conferire medaglie alla direttrice “Marameo” in quanto poco apprezzate dal pubblico, ma solo da critici radical chic, influenti che vedono in tutte le regie classiche eleganti, belle e rispettose del libretto, soluzioni sorpassate polverose o per parrucconi. Questo è svilire tutte le potenzialità del nostro Festival, e non di altri, e del nostro Teatro. Un Festival che dovrebbe essere un unicum al mondo dell’opera verdiana, come più volte promesso, mentre si sta banalizzando in esecuzioni che è possibile ascoltare e vedere in moltissimi teatri. Il Teatro Regio è sempre più ridotto a teatro ospitante, senza sue produzioni. L’ultimo viaggio per il Festival Verdi targato Pizzarotti-Meo, più che una trasferta culturale sembra piuttosto una operazione turistica di piacere personale e promozionale per altri. I candidati sindaco vedano di darsi una mossa sul progetto politico e culturale del nostro Teatro Regio. C’è tanto da ripensare e da fare! Termino con un ultima nota all’articolo su ripreso: “le maestranze artistiche cittadine erano invitate”, sì a costi e note spese sostenuti dal Teatro Regio. (Parma, 30 aprile 2022)
Luigi Boschi